Mons. Perego: il decreto per la gestione dei flussi migratori “peggiora la situazione in ordine all’obbligo del salvataggio in mare dei migranti”

17 Gennaio 2023 – Roma – “Al fine di affrontare i problemi delle migrazioni dal Mediterraneo e della tutela dei richiedenti asilo il  decreto non ha nessun valore aggiunto, anzi peggiora la situazione in ordine all’obbligo del salvataggio in mare dei migranti, alla loro tutela e protezione, generando insicurezza dei migranti in pericolo”. Lo ha detto ieri sera il presidente della Fondazione Migrantes, mons. Gian Carlo Perego, Presidente della Fondazione Migrantes, davanti alle Commissioni riunite I (Affari Costituzionali) e IX (Trasporti) nell’ambito dell’esame del disegno di legge C. 750 Governo recante “Conversione in legge del decreto-legge 2 gennaio 2023, n. 1, recante disposizioni urgenti per la gestione dei flussi migratori. Per il presule il decreto “indebolisce di fatto il principio costituzionale della sussidiarietà” che, all’art. 118 recita “Stato, Regioni, Città metropolitane, Province e Comuni favoriscono l’autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà”. L’articolo 118 applicato alla specifica situazione dell’azione delle navi della società civile “dovrebbe – ha spiegato mons. Perego – vedere lo Stato favorire e non indebolire l’impegno a realizzare questo obbligo di salvataggio e di tutela dei migranti. Per queste ragioni il destino del decreto dovrebbe essere solo la sua abrogazione”. Nell suo intervento mons. Perego ha evidenziato che vista la situazione della crescita di arrivi e di salvataggi via mare di migranti provenienti da almeno 60 Paesi del mondo, molti dei quali in situazione di guerra, di conflitti interni, di disastri ambientali, di miseria e rischio della propria vita, dal decreto legge del 2 gennaio 2023 “ci saremmo aspettati come Fondazione Migrantes della CEI nuovi impegni e nuove norme per la tutela e la protezione o il rimpatrio dei migranti salvati nel Mediterraneo, come anche norme più rigide sui respingimenti in mare, che il memorandum con la Libia nuovamente approvato ha aggravato,  più che ribadire alcune regole d’ingaggio risapute e condivisibili, ulteriormente corrette e aggravate, in contraddizione con le Linee guida sul trattamento del soccorso in mare e alcune Convenzioni internazionali in almeno tre punti della modifica dell’art. 1 comma 2 del decreto legge  del 21 ottobre 2020”: “la richiesta al comandante di avviare la procedura di domanda di protezione internazionale ( 2bis a)”;  “l’impossibilità di azioni diverse di salvataggio nel tragitto per raggiungere il porto più vicino e più sicuro (2bis d )”; “la difficoltà di sbarco, comunque, delle persone salvate in mare in una situazione emergenziale (2 ter)”. “Se si avesse voluto combattere il traffico degli esseri umani si avrebbe dovuto portare l’attenzione sul rinnovo del memorandum con la Libia piuttosto che sull’azione delle ONG come hanno documentato tutti i rapporti UNHCR degli ultimi anni”, ha detto mons. Perego come pure il decreto “non fa riferimento ai veri problemi che richiamano gli arrivi dal Mediterraneo: a. Un’attenzione all’accoglienza sull’isola di Lampedusa, con il rafforzamento delle forme di tutela sanitaria dei migranti sbarcati, l’identificazione e all’accesso al centro, il sovraffollamento del centro che genera insicurezza anzitutto dei migranti, le misure nuove per decongestionare il centro, gli arrivi autonomi dei barchini e la loro gestione, che corrispondono al 50% di tutti gli arrivi”. E poi “non una parola di nuovi accordi con i Paesi di partenza dei migranti”, “non una parola sulla situazione di questi Paesi di partenza”, “nessun riferimento all’Europa e, in particolare, ad accordi con i diversi paesi per l’accoglienza dei migranti richiedenti asilo e all’ampliamento di esperienze altre di ingressi regolari, come i corridoi umanitari, purché non siano limitativi e selettivi degli ingressi”. E ancora, per mons. Perego “”nessun riferimento, poi, il decreto ha ai flussi via terra, che hanno gli stessi numeri e ai problemi connessi sulla tutela e la protezione dei migranti”. (R.Iaria)

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