Vangelo Migrante: II domenica del tempo ordinario | Vangelo (Gv 1,29-34)

12 Gennaio 2023 – Il Vangelo domenicale del tempo ordinario riparte dalle parole del Battista che indica in Gesù “l’Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo”.

Quale peccato? L’errore di bersaglio compiuto da tutta l’umanità: creata, ‘vocata’ a vivere in un modo, essa vive un perenne ‘fuori bersaglio’ accumulando sbagli e debiti.

Quale Agnello? Non un Dio giudice e carnefice, come spesso viene riconosciuta la divinità, ma un innocente, un non violento, mite ed amante di coloro per cui è venuto a pagare i danni prodotti e l’enormità del debito contratto in ogni errore di bersaglio.

Giovanni è consapevole che Gesù ha il potere di salvare il mondo e liberare l’uomo da ogni male, malattia, infermità, morte e schiavitù per condurlo alla pace; ma sa anche che Gesù compirà il suo mandato in modo del tutto inatteso e imprevisto.

Gesù, il Messia e il Salvatore, userà sempre e solo le ‘armi’ dell’Agnello: l’amore, la compassione, la misericordia, la mitezza e la dolcezza. E questo per Giovanni umanamente non sarà affatto un vantaggio: in quella consapevolezza, ammette che l’Agnello che sta indicando non combatterà con forza e con violenza nemmeno contro il potere e le ingiustizie che causeranno la sua decapitazione …

Provvederà anche a lui ma non nel modo che la mente o la paura umana si aspettano. Giovanni sperimenta la Sua potenza liberatoria ma anche l’assoluta divina imprevedibilità che non lo liberano dalle catene della prigionia e della decapitazione.

Il Vangelo di oggi è ad un tempo annuncio e atto di fede. Parole e gesti. Giovanni accetta per davvero di essere parte vera, costi quel che costi, di quel Regno che le sue parole inaugurano. Gesù sa che fino a quando la testa di Giovanni sarà al suo posto, sarà possibile per gli uomini conoscere il più grande tra i nati di donna e ascoltare l’annuncio del precursore; ma sa anche che la testa di Giovanni sul vassoio di Erodiade, manifesterà la gloria di Dio e sarà la semina feconda del Regno di Dio di cui Giovanni, e con lui tutti coloro che stanno affondando, che naufragano in mare o nell’anonimato di un’esistenza ai margini e che soffrono le conseguenze del peccato, sono parte integrante.

Ecco l’Agnello di Dio: imprevedibile, certo; ma Salvatore per davvero! (p. Gaetano Saracino)

 

 

 

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