Migrantes, Natale di pace: il messaggio di mons. Perego

22 Dicembre 2022 – 

“Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini che il Signore ama”. Nella Messa della notte di Natale ritorniamo a intonare nelle nostre chiese, dopo il silenzio dell’Avvento, il canto degli angeli. Per gli uomini e le donne che ama come figli e figlie, Dio a Natale regala il Figlio, che dona la pace. È una pace da costruire, anzitutto, in questo tempo di una guerra alle porte dell’Europa, che ha sconvolto non solo l’economia, impoverendo le famiglie e le imprese, ma anche ha impressionato le nostre menti, ha colpito il nostro cuore con le migliaia di morti e feriti, i milioni di Ucraini in fuga dalla propria terra, la distruzione di beni comuni come scuole, ospedali, il rischio di una catastrofe nucleare. Non siamo ancora stanchi della guerra, anche se con la guerra tutto è perduto: la vita, gli affetti, la casa. È una pace a cui educare ogni persona, soprattutto i giovani. A cinquant’anni dall’approvazione della legge sull’obiezione di coscienza ritorna forte il rifiuto delle armi. La pace non si può appoggiare sulle armi. È un’illusione. La pace nasce dal dialogo, dal confronto, dalla ricerca del bene comune, dalla custodia dei beni comuni. Il comandamento ‘Tu non uccidere’ rifiuta la logica delle armi, soprattutto oggi che sono incontrollate, di distruzione di massa. Lo ricordava con parole forti a un gruppo di giovani universitari don Primo Mazzolari, nel 1955: “Cristianamente e logicamente la guerra non si regge. Cristianamente, perché Dio ha comandato: «Tu non uccidere» (e «Tu non uccidere», per quanto ci si arzigogoli sopra, vuol dire: «Tu non uccidere»); e per di più si uccidono fratelli, figli di Dio, redenti dal sangue di Cristo; sì che l’uccisione dell’uomo è a un tempo omicidio perché uccide l’uomo; suicidio perché svena quel corpo sociale, se non pure quel corpo mistico, di cui l’uccisore stesso è parte; e deicidio perché uccide con una sorta di «esecuzione di effigie» l’immagine e la somiglianza di Dio, l’equivalenza del sangue di Cristo, la partecipazione, per la grazia, della divinità”. Le armi non hanno mai costruito fraternità, ma hanno generato paura, morte, sicurezza effimera.

Educhiamo e educhiamoci alla pace e favoriamo il disarmo per costruire un mondo e una città di pace: è questo il messaggio che viene da questo Natale. Senza la ricerca della pace rinneghiamo il Natale e prepariamo ancora, come Erode, la violenza sui piccoli e la fuga delle famiglie, come la famiglia di Nazareth.

Auguro a tutti un Buon Natale di conversione alla pace: nelle parrocchie, nelle famiglie, nei luoghi di lavoro, nelle scuole, nelle caserme, negli ospedali e nelle case di cura, nelle città e nei paesi.

Un augurio speciale di pace raggiunga le comunitò emigranti, immigrate, rom e sinti e dello spettacolo viaggiante. E raggiunga le nostre comunità ucraine in Italia, lontane dai propri familiari rimasti nel Paese martoriato dove si ripete la strage degli innocenti, come in altri 30 del mondo in cui scorre il sangue di guerre dimenticate.

Buon Natale di pace.

Mons. Gian Carlo Perego

Arcivescovo Ferrara-Comacchio

Presidente Fondazione Migrantes

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