Vangelo Migrante: IV domenica di Avvento | Vangelo (Mt 1,18-24)

15 Dicembre 2022 – A differenza di quanto spesso si sottolinea, il maggior turbamento di Giuseppe non nasce dal dubbio a proposito della fedeltà di Maria, ma dalla difficile comprensione di quale potesse essere il suo ruolo in una nascita tanto misteriosa.

Il progetto divino rischia di essere compromesso dalla decisione di Giuseppe. Infatti egli, che è giusto, non può riconoscere una paternità alla quale non ha diritto. Per questo senza disonorare Maria vuole andarsene: la soluzione migliore e più giusta sarebbe quella di farsi da parte e lasciare che un evento tanto grande e misterioso facesse il suo corso senza di lui.

Dio solo poteva condurre Giuseppe ad assumere una tale paternità; egli accetta per obbedienza il suo importantissimo compito paterno: “Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo”. Giuseppe è giusto, cioè desidera solo che la sua vita sia vissuta nella fede e nell’obbedienza a Dio. È fedele nel seguire la volontà di Dio sia nel suo primo proposito di rinviare Maria, sia nell’accoglierla alla fine.

E quindi riconosce in quel Figlio un dono fatto a lui e a tutta l’umanità, segno inequivocabile e definitivo dell’amore di Dio per ogni uomo. Con molto coraggio e molta umiltà, si dispone a collaborare a quel singolare progetto di salvezza: “Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa”. Subito Giuseppe prende con sé Maria ed accetta di mettere al bimbo che sarebbe nato il nome Gesù. La sua grande fede semplice, riflessiva, silenziosa gli permette di conoscere la gioia immensa di essere lo sposo di Maria e il custode del Redentore. Maria dà il corpo a Gesù, ma Giuseppe, dandogli il suo nome, ne fa un essere sociale: lo introduce nella condizione umana. Attraverso di lui Gesù potrà radicarsi in un popolo, appartenere ad una discendenza, entrare in una tradizione, crescere sereno, imparare un mestiere.

La vicenda di Giuseppe rende manifesta una verità che interessa ogni padre della terra: Padre vero, dall’origine e per sempre, è soltanto quello dei cieli. È necessario che tutti i padri della terra salgano fino al cielo per comprendere chi siano davvero i loro figli: sono tutti figli di quel Padre di cui Gesù svelerà finalmente il volto misericordioso e fedele.

La gioia di Giuseppe è dunque la gioia che conosce ogni uomo che si fida di Dio. In particolare la sperimenta chi sa accogliere e riconoscere in ogni figlio un dono di Dio.

In Gesù Dio ci ha visitati. Allo stesso modo, ogni uomo nuovo che arriva rinnova il segno che Dio non si è stufato di loro. Accoglierlo, è dire Amen! (p. Gaetano Seracino)

 

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