GMMR: una rete di inclusione nelle diocesi italiane attraverso gli uffici Migrantes

25 Settembre 2022 – Roma – Nata nel 1914 come Giornata Nazionale dell’Emigrante in segno di vicinanza e attenzione agli emigranti italiani che cercavano fortuna all’estero oggi questa giornata – che ha preso il nome di Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato – si celebra a livello mondiale e rappresenta una occasione per mettere al centro il tema di coloro che, per varie ragioni, lasciano il loro Paese per un luogo e per una vita più dignitosa fuggendo da guerre che imperversano nel mondo. Si tratta di 280 milioni di persone che si sono messe in cammino. Oggi in Italia sono oltre cinque milioni i migranti presenti. Altrettanti sono gli italiani residenti all’estero. Con loro – ha detto il presidente della Fondazione Migrantes, l’arcivescovo Gian Carlo Perego, «siamo chiamati a rigenerare le città, l’Italia, l’Europa, sempre più stanche, abitate da anziani, spopolate, coniugando i quattro verbi che caratterizzano le tappe del cammino delle persone e le soste: accogliere, tutelare, promuovere, integrare».

Alessane ha 16 anni quando decide di lasciare la Libia per partire verso l’Italia. Prima cinque giorni nel deserto del Sahara, poi un mese di prigione. 20 compagni uccisi senza una ragione. Evasi dal carcere, due giorni di cammino per raggiungere Tripoli, ci racconta il direttore Migrantes di Andria, don Geremia Acri. «Non augurerei mai a nessuno quel viaggio, si può solo morire o soffrire. Ho visto uomini sparare nel fianco di altri uomini che volevano solo tenere con sé una borsa, bambini trucidati senza pietà», racconta Alessene, che insieme a Muhammad, originario del Pakistan e Gabriel originario del Niger partito con la sorella morta durante il viaggio, sono oggi ospiti della casa d’accoglienza “S. Maria Goretti” della Migrantes pugliese. «Ho pensato di morire anche io, di dolore e di tormento, mentre mia sorella si spegneva tra le mie braccia. È stata lei a dirmi: Vai e continua il nostro viaggio, il mio finisce qui». «Oltre all’accoglienza la vera integrazione è l’inserimento lavorativo e l’autonomia abitativa» evidenzia don Geremia.

Da circa cinque anni grazie anche al contributo dell’8xmille della Chiesa Cattolica attraverso la Fondazione Migrantes è stato possibile avviare i laboratori della “Tèranga”: un ristorante, un orto e una sartoria sociale che supportano il fabbisogno delle case famiglie gestite dalla Migrantes e che accolgono questi giovani. In sartoria sono state realizzate manufatti cuciti a mano, che sono arrivati nelle case di centinaia di persone in tutta Italia da nord a sud. Prodotti apprezzati per regali e occasioni festive. E durante la pandemia la produzione di mascherine commissionate dalla Fondazione Migrantes e distribuite in varie località d’Italia soprattutto ai tanti costretti a vivere per strada. «Il creare opportunità lavorative da parte della comunità ecclesiale diventa uno strumento per ridare dignità e rendere libero l’individuo», spiega il sacerdote evidenziando che il lavorare insieme, all’interno dei laboratori, ha permesso a diversi migranti di ritrovare quella forza e quel coraggio per «riunire quei frammenti di Sé, ripensando e orientando il proprio progetto di autonomia sociale e lavorativa. Il  Covid-19 prima e la guerra in atto ora ci hanno tolto tanto, ma altresì ci hanno messo sotto gli occhi l’essenziale, finora invisibile».

A livello nazionale la Giornata si celebrerà, quest’anno, in Sardegna: nella cattedrale di Iglesias questa mattina alle ore 11, la celebrazione eucaristica presieduta dal vescovo mons. Giovanni Paolo Zedda, delegato Migrantes della Conferenza Episcopale Sarda e concelebrata dal direttore regionale Migrantes p. Stefano Messina che accompagnerà una rappresentanza di migranti che animeranno la liturgia.

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