Vangelo Migrante: XXVI Domenica del Tempo Ordinario | Vangelo (Lc 16,19-31)

22 Settembre 2022 – I farisei, amici della ricchezza e inclini a considerarla come un segno della benedizione di Dio sopra il giusto (solo i farisei?) non a caso deridevano Gesù per i suoi inviti a distaccarsi dai beni materiali. L’attaccamento al denaro, ieri come oggi, è frequente e la ricchezza molto apprezzata. Gli uomini ricchi sono ammirati e facilmente s’illudono di essere uomini grandi per il semplice fatto di essere ricchi.

La celebre parabola del ricco epulone e del povero Lazzaro smaschera i grandi pericoli che corrono gli uomini ricchi. La parabola mette in evidente contrapposizione un ricco anonimo che vive nel fasto e un povero di nome Lazzaro, che in ebraico significa ‘Dio viene in aiuto’. Il fatto che sia riportato il nome del povero e non quello del ricco fa subito intendere il diverso modo di ragionare di Dio rispetto agli uomini: non sono i ricchi ma i poveri a stargli particolarmente a cuore!

L’uomo ricco, vestito di porpora e di bisso che vive nel lusso, non è crudele nei confronti del povero Lazzaro, semplicemente non si accorge di lui e non si occupa minimamente dei suoi problemi. Egli vede solo sé stesso. La ricchezza ha lo stesso effetto di un panno nero dietro a un vetro: da trasparente, diventa specchio. Così nella vita degli uomini: con la ricchezza non ci si accorge più degli altri e dei loro problemi, anche quando sono vicinissimi, e si pensa solo a se stessi.

La morte li raggiunge entrambi e produce un radicale rovesciamento della situazione. Lazzaro è portato dagli angeli accanto ad Abramo in un posto di grande onore. Il ricco si ritrova negli inferi, luogo tradizionale di tormenti per gli uomini, condannato a causa delle sue colpe. Il ricco non è condannato perché violento e oppressore, ma semplicemente perché ha vissuto ignorando completamente il povero.

Appurato che non è più possibile fare nulla a suo favore, il ricco vorrebbe fare qualcosa per i suoi fratelli perché non seguano la sua sorte. La risposta di Abramo è chiara: le ricchezze, assieme allo sguardo ricurvo su se stessi procurano anche un intontimento che preclude qualsiasi altro sguardo o messaggio. Creano un abisso tra noi e la verità delle cose! Come la verità dello sguardo e della Parola di Dio, decisivi per la salvezza. I piaceri e gli agi di cui ci circondiamo, e di cui andiamo sempre di più alla ricerca, non ammettono altro. Nient’altro.

… E la parabola non ammette mezze misure: non si può essere cristiani e superficiali allo stesso tempo, incuranti, evasivi o in fuga da ciò che ci circonda. Gesù annuncia l’unica cosa che conta e che resta veramente: la salvezza del Padre, per tutti.

E ci dice come ottenerla. Sarà utile farci qualche domanda: chi è il mio Lazzaro? Qual è la mia occasione di salvezza? Chi c’è da mare? Chi c’è da curare? (p. Gaetano Seracino)

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