Mons. Perego: sbarchi, segno di un mondo povero in movimento

26 Luglio 2022 – Roma – Continuano, anche in questa calda estate, gli sbarchi di persone e famiglie dell’Africa, dell’Asia e
del Medio Oriente a Lampedusa, sulle coste siciliane e su altre coste del nostro Sud, e continuano i
morti. I nostri vicini, dalle altre coste dello stesso Mare Mediterraneo non si rassegnano a vivere in
situazione di guerra, di povertà di persecuzione, o in campi lager, ma si sono messi in cammino.
A muoverli talora è la rabbia di essere vittime di Governi che investono più in armi che in salute e
scuola, di multinazionali che sfruttano le loro terre, ma anche il desiderio di nuove situazioni di
pace e di lavoro per costruire un futuro migliore. Per questo, gli sbarchi continueranno.
Cosa fare? Anzitutto, non smobilitare, ma continuare e rafforzare a livello europeo la sicurezza nel
Mediterraneo, tutelando chi si trova in mare. Inoltre, si dovrà investire nell’adeguamento e nella
sicurezza dei porti importanti per gli arrivi dei migranti, oltre che in personale necessario per
l’accompagnamento e la mediazione culturale, la tutela sanitaria. La Tutela di queste persone è la
prima parola d’ordine, nel segno del rispetto della dignità di ogni persona. Viene successivamente
l’identificazione e la valutazione se una persona abbia diritto a una forma di protezione
internazionale, come i tanti minori, le donne in gravidanza, i malati, le vittime della tratta, le
persone che provengono da situazioni di guerra o da disastri ambientali o da persecuzioni politiche
o religiose. Chi non ha diritto a una forma di protezione internazionale ha comunque il diritto ad
essere ascoltato, a una cura e al rispetto, prima del rimpatrio, laddove esistono accordi con i Paesi di
provenienza come ad esempio per i tunisini. Un secondo impegno è quello di investire in
cooperazione e sviluppo. Oggi l’emergenza ha anzitutto un nome: la povertà, la fame e la sete, le
guerre di un Continente come l’Africa al di là del Mediterraneo. La drammatica mobilità delle
persone, destinata ad aumentare nei prossimi anni, potrà essere gestita solo con grossi investimenti
non in armi e in progetti di sfruttamento di queste terre, ma in azioni diplomatiche di mediazioni
dei conflitti, in investimenti in cooperazione allo sviluppo, nel condono del debito estero dei Paesi
più poveri, valorizzando anche il cammino migratorio di persone e famiglie come risorsa economica
e sociale nel continente europeo, destinato nei prossimi anni – causa la denatalità – a dover far
conto su imprenditorialità e manodopera di immigrati. Dall’Europa, la casa comune, sarà
indispensabile, poi, che arrivino nuovi segnali di una consapevolezza e responsabilità politica
comune: dell’accoglienza e dell’integrazione dei migranti e dei richiedenti asilo condivisa
concretamente in maniera proporzionale dagli Stati membri; della valorizzazione delle migrazioni,
con un’attenzione particolare alla mobilità delle persone, alla tutela di chi chiede una protezione
internazionale, allo scambio di buone prassi. Ogni caduta in letture culturali, sociali e politiche delle
migrazioni viziate da pregiudizi che alimentano conflittualità, soprattutto con le elezioni alle porte,
continuano a generare violenze e morti, minano le nostre città, tradiscono la democrazia e non
costruiscono il futuro insieme. (mons. Gian Carlo Perego – Presidente Cemi e Fondazione Migrantes)

 

 

Il testo è stato pubblicato sul sito www.famigliacristiana.it

 

 

Temi: