Vangelo Migrante: XVII Domenica del Tempo Ordinario | Vangelo (Lc 11,1-13)

21 Luglio 2022 – Gesù dedicava tempi prolungati alla preghiera. I discepoli lo ammiravano ma allo stesso tempo constatavano la loro incapacità di pregare. Di qui il desiderio di imparare a pregare: “Signore, insegnaci a pregare”.

Gesù accoglie la richiesta e insegna loro il Padre nostro. Non tanto la ripetizione di una formula (i discepoli ne conoscevano già molte) ma innanzitutto l’atteggiamento indispensabile ad ogni preghiera, il modo autentico per stare dinanzi a Dio; quello da cui scaturiscono tutte le forme di preghiera: l’ascolto, la richiesta di perdono, il ringraziamento e la lode, la domanda.

Padre: immette nel clima del rapporto tra padre e figlio. Padre è la parola che ci fa riconoscere Suoi figli e fratelli tra noi; libera dalla paura, dalla solitudine, dal rimorso, dal peccato, dal fallimento; è la certezza di essere amati anche quando crolla tutto il mondo attorno a noi, anche quando siamo noi a crollare.

Sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno sono le cose più importanti da cercare e praticare. L’opera di santificazione del suo nome e la costruzione del suo regno, producono un atteggiamento interiore di grande serenità e, al contempo, la disponibilità a fare la propria parte, ad offrire una piccola ma importante collaborazione. Il Padre non abbandonerà mai questo suo compito: è all’altezza ed è sempre all’opera. Sappiamo già che il suo regno è destinato a compiersi in pienezza. Ma vuole farlo con chi prega!

Il pane, il perdono, le prove: Le tre domande che seguono danno concretezza alla fiducia nel Padre e all’impegno di collaborazione da parte dell’orante.

Il pane indica tutte le realtà indispensabili per vivere: il cibo, il vestito, la casa, ma anche il rispetto, l’amicizia, la stima… Chiederlo a Dio vuol dire riconoscere che il creato, la vita, la nostra esistenza dipendono da lui. Chiedere a Dio il pane vuol dire anche assumere le nostre responsabilità per guadagnarci, attraverso le nostre capacità e il nostro lavoro, il cibo e quanto serve per vivere in modo dignitoso. Per se stessi e per i fratelli.

I torti, le liti, le offese inevitabilmente avvelenano le relazioni tra gli uomini. Inutile sognare su questa terra un regno perfetto, dove tutto questo possa essere definitivamente superato. Esiste solo la strada del perdono per ristabilire la fraternità.

La domanda di non abbandonarci alla tentazione, di renderci forti nel tempo della prova indica soprattutto il pericolo di non fidarsi di Gesù nelle vicende della vita per lasciarsi guidare dai desideri superficiali e in apparenza capaci di promettere un grande piacere. L’interesse personale e il benessere immediato rischiano di diventare i criteri fondamentali che guidano l’esistenza: il ‘pane’ solo per sé e l’incapacità di perdonare sono in concreto le forme più comuni della tentazione.

Dopo le parole e gli atteggiamenti della preghiera, Gesù segnala con fermezza, attraverso due brevi parabole, la necessità di essere insistenti nella preghiera. La fiducia ostinata con la quale Gesù ci chiede di rivolgerci a Dio, ci ricorda che la preghiera non serve tanto per cambiare la realtà, ma per cambiare noi stessi. Bussare, chiedere, cercare, insistere non serve per spiegare meglio a Dio quello di cui abbiamo bisogno, ma per imparare a guardare la realtà con gli occhi di Dio.

Ecco spiegata la preghiera e la sua necessità: l’esercizio continuo della nostra conversione alla volontà di Dio. Una pratica laboriosa e faticosa. Ma non impossibile.

Dinanzi a un Dio che non sta certo a guardare e basta! (p. Gaetano Saracino)

 

 

 

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