Tunisia: 76 migranti dispersi

26 Maggio 2022 –

Milano – Un altro naufragio annunciato. Un’altra tragedia delle migrazioni nel Mediterraneo. È avvenuta la scorsa notte al largo della Tunisia, vicino alle coste di Sfax. A confermare l’ultimo dramma è l’Organizzazione internazionale delle migrazioni, secondo cui sull’imbarcazione partita da Zouara c’erano un centinaio di persone delle quali 76 sarebbero disperse; 24 sono state tratte in salvo. «Un altro naufragio al largo della Tunisia – afferma il portavoce dell’Oim Italia, Flavio Di Giacomo – che avrebbe provocato almeno 76 dispersi. Sono oltre 650 a questo punto le persone morte nel Mediterraneo quest’anno. Eppure resta inascoltato l’appello a rafforzare il pattugliamento».

Nelle stesse ore, sempre nel Mediterraneo, si è consumato un altro evento drammatico: il ribaltamento di un barcone carico di migranti. Per fortuna, in questo caso, uomini, donne e bambini (la più piccola ha due anni) sono stati soccorsi dalla Ong Open Arms con un’operazione difficile. Il momento è fissato in una foto scattata da bordo nave, che fa comprendere appieno la drammaticità della situazione.

La sagoma del barcone si staglia nel buio della notte, lasciando intravvedere piccoli puntini arancioni. Ingrandendo l’immagine, quei puntini diventano mani di uomini e donne aggrappate al bordo della barca, gambe in cerca disperata di un punto di appoggio per non cadere in acqua, occhi spalancati in cerca di aiuto mentre tentano di non annegare. L’imbarcazione con oltre cento persone a bordo si è capovolta di fronte ad Astral, la nave di Open Arms impegnata in ricerca e soccorso. «È difficile comprendere l’inerzia deliberata di Tunisia, Malta e Italia in un caso così chiaro; pur avvertite, hanno lasciato alla deriva la barca per diverse ore: questa è omissione di soccorso», spiega l’equipaggio di Open Arms, sottolineando che ancora ieri mattina le autorità non avevano risposto al mayday, l’Sos, sebbene, dopo i soccorsi, possano esservi dei dispersi.

«Abbiamo bisogno che le autorità agiscano in fretta e assegnino un porto sicuro. Il tempo è in peggioramento e su Astral non abbiamo spazio, cibo e acqua sufficienti per tutte le persone a bordo» lancia l’allarme il capo missione di Open Arms, Gerard Canals, dopo il difficile salvataggio la notte scorsa. Ora, al sicuro, sul ponte della nave si trovano 110 persone. L’allarme è scattato martedì sera, quando il veliero di Open Arms ha ricevuto l’indicazione del barcone in pericolo. «Dopo aver allertato le autorità competenti», giunto sul posto all’una di notte, l’equipaggio ha distribuito giubbotti salvagente. «Non appena terminata la distribuzione, tuttavia, l’imbarcazione si è ribaltata e la nostra squadra ha dovuto effettuare un soccorso servendosi dei gonfiabili in dotazione del nostro veliero», racconta il team di soccorso. «La Libia continua ad essere il primo Paese per numero di partenze verso l’Italia – spiega Di Giacomo –. Rimane un Paese instabile, lo abbiamo visto solo una settimana fa con il confronto amrmato a Tripoli fra i due governi. Questo fa sì che la condizione dei migranti in Libia non sia migliorata per niente: le condizioni dei centri sono e continuano ad essere inumane». I numeri delle persone che hanno perso la vita lungo questa rotta del Mediterraneo centrale parlano da soli: oltre 600 da inizio anno. Senza contare i respingimenti, i migranti cioè che nel tentativo di raggiungere le coste dell’Europa sono stati intercettati e riportati a terra dalla cosiddetta guardia costiera di Tripoli. Sono 6.340 persone da inizio anno, riportate nelle carceri inumane. «La Libia rimane un porto non sicuro nell’indifferenza generalizzata – denuncia il portavoce dell’Oim – ed è il vero grande problema umanitario: la rotta del Mediterraneo centrale rimane la più pericolosa e continuamo a morire tante, troppe persone che fuggono dagli orrori e dalle violenze». Il naufragio della scorsa notte nel Mediterraneo meridionale «è avvenuto in acque territoriali tunisine», ha precisato la Guardia costiera di Roma. «La centrale operativa – si aggiunge – è rimasta in costante contatto con la Guardia costiera tunisina per tutta la notte ed ha offerto anche la disponibilità di mezzi navali a supporto delle attività di soccorso tunisine». (Daniela Fassini – Avvenire)