Migrantes-Transiti: benessere psichico degli italiani nel mondo in pandemia

12 Maggio 2022 – Roma – La salute mentale è un tema centrale che riverbera in tutti gli aspetti fondamentali dell’esistenza. Promuovere, per tutti e tutte, la possibilità di un benessere psichico significa incidere positivamente nella vita delle persone, nelle organizzazioni, nelle comunità e nelle nazioni.

Per tale motivo, vorremmo riprendere le parole del documento pubblicato dall’OMS nel 2014, intitolato “Social determinants of mental health”:  «Un principio chiave è l’universalismo proporzionale. Concentrarsi solamente sulle persone più vulnerabili e svantaggiate non produrrà la diminuzione delle disuguaglianze di salute necessaria per ridurre la pendenza del gradiente sociale di salute. Perciò, è importante che le azioni e gli interventi per promuovere il benessere psichico siano universali ma anche modulati in maniera proporzionale rispetto al livello di svantaggio […]. In tutti i Paesi del mondo è necessario che la salute mentale venga definita come prioritaria […]. L’aumento della consapevolezza e delle conoscenze relative alla salute mentale dovrebbe coincidere inoltre con una maggior allocazione di risorse economiche, mediche, ed umane al fine di contrastare le malattie mentali e ridurre le disuguaglianze. È necessario un investimento adeguato nelle politiche volte al miglioramento del benessere psichico, a partire dalla conoscenza dei costi sia economici che sociali delle malattie mentali per la comunità e le nazioni».

A partire dalla nostra ricerca preliminare e in continuità con gli appelli dell’OMS, diviene importante pensare di costruire un osservatorio permanente sulla salute psicologica degli italiani all’estero che coniughi le tematiche generali di salute con i costrutti specifici della psicologia d’espatrio. Solo un dialogo costante e attento, senza facili riduzionismi, può aiutare le persone ad acquisire consapevolezza sulla psicologia come scienza e sul proprio stato psichico, superando i pregiudizi e le paure che si possono provare confrontandosi, da un lato, con il presunto mistero del funzionamento della mente umana e, dall’altro, con chi se ne occupa.

Un elemento cruciale, che è emerso più volte nelle risposte degli intervistati, è la grande difficoltà nel reperire un’informazione attendibile e affidabile al fine di avere un supporto ed un aiuto qualificato per il proprio benessere psichico.

L’importanza di questa tematica è fondamentale. Viviamo nella società dell’iper-informazione, ovvero dell’informazione ridondante, e dell’iper-connessione: questo rende più complessa e confusa una ricerca approfondita. La rete, con la propria interfaccia user-friendly, e lo smartphone, oggetto che alimenta la fantasia di avere il mondo in una mano, amplificano l’illusione di poter trovare in autonomia tutte le risposte.

Internet è un oracolo che consultiamo con la speranza di una via facile e immediata. Esso, però, ci restituisce con forza tutta la complessità e la conoscenza necessaria a decodificare i risultati che troviamo. Questo risulta ancora più difficile quando ci si trova in una situazione di bisogno e fragilità.

Creare momenti di consapevolezza, spazi e luoghi per ascoltare i bisogni in contesti più o meno formali e, successivamente, progettare azioni mirate ed efficaci di supporto, è un obiettivo comunitario urgente.

Il fine ultimo è che ciascuno possa trovare o ritrovare il proprio senso nel mondo, nella continuità delle proprie radici e verso la propria evoluzione, ovunque si trovi.

La psicoterapia, in questo senso, è uno strumento fondamentale per raggiungere quelli che, in ultimo, sono obiettivi di salute e benessere.

Di seguito, riportiamo alcuni stralci delle esperienze dei racconti legati all’esperienza di psicoterapia:

  • “A causa della mole di lavoro immensa che ho dovuto sostenere nel lockdown, ero arrivata al limite dell’ esaurimento nervoso. La psicologa mi ha aiutato a mettere dei limiti a questo e impostare delle regole per evitare il burnout.” (F, Lussemburgo);
  • “Ai tempi del liceo per problemi di ” (F, Cuba);
  • “Avevo 18 anni, non ne sentivo il bisogno, i miei genitori mi hanno obbligato ed è stata ” (F, Emirati Arabi Uniti);
  • “Colloqui di sostegno soprattutto relativi alla mia decisione di separarmi.” (F, Stati Uniti);
  • “Dolorosa ma ha risolto i miei ” (F, Israele);
  • “Dopo un evento personale traumatico i miei cari mi hanno consigliato di chiedere supporto psico Sono stata 9 mesi in psicoterapia e mi è servito moltissimo per affrontare il dolore e ricostruire il mio equilibrio, ma anche crescere personalmente.” (F, Regno Unito);
  • “Dopo una relazione abusiva, ho fatto un percorso di terapia per ritrovare ” (F, Belgio);
  • “Durante gli anni universitari ho fatto un percorso di psicoterapia per imparare a gestire l’ansia e lo stress da competizione.” (M, Svizzera);
  • “È in corso da un anno. Mi dà tranquillità, mi allevia il senso di vuoto e mancanza di significato nelle cose. Mi conforta.” (M, Canada);
  • “È via zoom col fuso italiano, e questo alle volte diventa un problema per farlo conciliare con gli orari giapponesi.” (F, Giappone);
  • “Mi dà la forza e la carica per migliorare e sentirmi appieno con me stessa. Ci vuole tanta pazienza e voglia di ‘amarsi’” (F, Stati Uniti);
  • “Era un periodo della mia vita dove mi sentivo persa. Ho finalmente deciso di cercare aiuto, e mi ha portato a scoprire molte cose di me di cui non avevo idea, tipo blocchi psicologici dovuti al mio passato. È stato un percorso di scoperta ed un lavoro su me stessa abbastanza faticoso, che è ancora in divenire.” (F, Stati Uniti);
  • “Era uno spazio in cui poter esprimermi liberamente su ciò che provavo e che mi ha permesso di comprendere meglio il mio funzionamento e le mie difficoltà.” (F, Svizzera);
  • “Erano anni che pensavo di volerlo fare ma non ho mai avuto soldi a sufficienza per pagarlo, l’ho fatto non appena ho potuto.” (F, Spagna);
  • “Ero appena diventata mamma e avevo appena traslocato in Germania, mi sentivo impaurita e impotente.” (F, Germania);
  • “Ero ragazzina e dovevo accettare la perdita di mia madre. Il mio psicoterapeuta mi aiutò a prenderne coscienza.” (F, Stati Uniti);
  • “Esperienze positive e negative, alti e bassi, ho trovato aiuto ma spesso anche sensazione di perdere tempo, non arrivare mai al punto.” (F, Belgio);
  • “Facevo un lavoro molto stancante emotivamente (call center) e la compagnia per cui lavoravo offriva la possibilità di essere seguiti da uno psicologo per un breve periodo di tempo. Feci tre sedute (il massimo) e poi dovetti smettere. Non me lo potevo permettere. Mi è piaciuto molto però, mi sentivo molto meglio dopo le sedute.” (F, Regno Unito);
  • “Funzionale a ripristinare una situazione stabile dopo una serie di crisi di panico.” (M, Singapore). –  (Anna Pisterzi –  Presidente di Transiti Psicologia d’Espatrio Coop Soc.)

 

Trovate questo articolo pubblicato anche nella sezione Articoli del sito di Transiti – Psicologia d’espatrio.

 

 

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