Vangelo Migrante: Domenica delle Palme e della Passione del Signore | Vangelo (Lc 22, 14-23,56)

7 Aprile 2022 – Con la domenica delle Palme e della Passione del Signore, ha inizio la Settimana Santa. In questi giorni che chiamiamo ‘santi’ è nato il cristianesimo: dallo scandalo e dalla follia della croce. Lì si concentra e da lì emana tutto ciò che riguarda la fede dei cristiani. Per questo dalle Palme a Pasqua, improvvisamente, il tempo cambia ritmo: la liturgia rallenta e moltiplica i momenti nei quali accompagnare, quasi ora per ora, gli ultimi giorni di vita di Gesù dall’entrata in Gerusalemme alla lavanda dei piedi, dalle fasi del processo alla via dolorosa fino alle croce, per poi correre al sepolcro la mattina di Pasqua.

Questa domenica, in una liturgia articolata, che ha inizio con la benedizione delle Palme, vengono proclamati due brani dal Vangelo secondo Luca: l’ingresso di Gesù in Gerusalemme e il racconto della Passione. Ci soffermiamo su quello della Passione. Come per gli altri evangelisti, anche nel racconto di Luca ci sono alcune peculiarità. Proviamo a fare nostre quelle del momento più drammatico: la crocifissione. Luca la racconta mettendo in evidenza tre aspetti esclusivi a partire dalle parole di Gesù.

La prima. Siamo sul luogo del Cranio (Golgota). È un momento che dura tre ore, dalla crocifissione alla morte. Si legge, che mentre Gesù veniva crocifisso, “diceva: Padre perdona loro perché non sanno quello che fanno”. Lo stanno crocifiggendo e Gesù “diceva …”. Non “disse” ma “diceva”. Non è un dettaglio per gli addetti. La forma verbale, non è casuale. Il verbo all’imperfetto mette in risalto la ripetitività delle parole, la continuità del gesto, la sua reiterazione. Come a dire che in tutto quello che stava accadendo, Gesù continuava a ripetere quelle parole come una litania… È la preghiera incessante che Gesù rivolge al Padre per l’uomo di ogni tempo: “perdonalo, Signore pietà!”. Satana ci accusa (cfr. Apocalisse) Gesù chiede perdono per noi!

Nulla a che vedere con il “non si rendono conto di chi sono io!” No! È una frase-gesto che meglio di altre rivela che noi uomini in fondo non abbiamo coscienza delle nostre azioni. Noi, che proprio per le convinzioni delle nostre ragioni, commettiamo i crimini più violenti. Quelle parole-gesto, denunciano che della stragrande maggioranza delle cose che facciamo, noi non ne conosciamo i motivi. E, quindi, ci salviamo solo se rientriamo in noi stessi (come il figliol prodigo) e imploriamo quel perdono che Gesù ci ottiene da Dio, incessantemente.

La seconda. C’è solo un personaggio che ammette di aver bisogno del perdono di Dio: il ladrone accanto a Gesù. È l’unico uomo che sa parlare con Lui: “Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno”. E Gesù: “In verità io ti dico, oggi con me sarai nel Paradiso”. Entra dalla porta giusta: ammette l’errore e chiede la salvezza. Nel dramma di quella condizione, svela il segreto del paradiso che non è un luogo ma una condizione: essere ricordato da Gesù. Il ladrone muore, forse rubando anche il paradiso; ma finalmente, partendo dalla sua sincerità e dalla sua preghiera, ha rubato la cosa giusta: un paradiso che non è dell’uomo ma si riceve da Dio che lo dà perché ci vuole bene e si ricorda di noi.

La terza. “Padre nelle tue mani consegno il mio spirito”. È l’abbandono al Padre che rivela innanzitutto come Gesù gli sia Figlio. Gesù emette questo grido dopo lo squarcio del velo del tempio. Il velo del tempio era la tenda che copriva la parte invisibile e del luogo santo. Lì abitava il nome di Dio che veniva proclamato dal sommo sacerdote solo un giorno all’anno. Era lì che aveva sede l’inaccessibile di Dio. Il velo squarciato dà l’accesso a quello che è nascosto. L’abbandono di Gesù rivela la vita interna di Dio: l’amore, la fiducia, l’abbandono, il donarsi di un Figlio che si fida del Padre anche nel momento in cui avrebbe motivi per non farlo. E il Padre si ricorda di Lui: risorgendolo, non lo abbandona.

In queste parole risiede l’atteggiamento per entrare e vivere con frutto la Settimana Santa: attingere ad un perdono donato per sempre, prendere parte ad un paradiso possibile per sempre, vivere un abbandono totale al Padre, anche quando avremmo motivi per non farlo, che ci fa Figli di Quel Padre.

È la via per la Resurrezione e la Vita eterna. (p. Gaetano Saracino)

 

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