Vangelo Migrante: V Domenica di Quaresima | Vangelo (Gv 8,1-11)

31 Marzo 2022 – L’opportunismo ipocrita e gretto di scribi e farisei è senza misura. Strumentalizzano senza ritegno la dignità di una donna sorpresa in adulterio, per mettere in difficoltà il Maestro.

Al centro della pagina del Vangelo di questa domenica c’è una donna, sorpresa in adulterio, trascinata nel tempio davanti a Gesù ed esposta all’attenzione spudorata di tutti. Per Legge mosaica, tutte e due le persone colte in flagrante, dovevano essere lapidate. Per Gesù, la trappola è servita: se permette l’applicazione Legge, tradirà il suo messaggio di perdono; se perdona, si metterà in contraddizione con la Legge. La questione è solo teoretica: manca la parte maschile e, storicamente parlando, queste lapidazioni erano già allora obsolete.

Gesù se ne accorge e come prima cosa non vuole rendersi complice della violenza. Tace, si china e si mette a scrivere con il dito per terra. Un chiaro riferimento al dito di Dio che quella volta scrisse le dieci parole della vita e tra queste anche il ‘non commettere adulterio’. È scritto. Tutti sanno che non si fa. Condannare chi lo ha commesso non cambia nulla. Ma secondo la logica dei suoi interlocutori, il male si elimina uccidendo chi lo commette. E insistono nell’interrogarlo.

Gesù si alza in piedi e risponde: “Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei”. Secondo quella Legge il testimone che aveva dichiarato di aver visto, aveva anche il diritto a tirare per primo la pietra. Gesù la applica fino in fondo e, mentre chiede ai presenti se c’è quel testimone, fa presente che, sempre secondo quella Legge, per vedere il peccato occorre essere senza peccato.

E quelli, uno ad uno, iniziano ad andare via a cominciare dagli anziani. Hanno vissuto più a lungo e quindi le occasioni di peccato sono state più numerose. E i giovani, nello stesso contesto si rendono conto anch’essi che, di fronte ad un esigente esame di coscienza, neppure loro risulterebbero senza peccato.

Gesù resta solo con la donna. E con tenerezza, delicatezza e rispetto, porta a termine il suo capolavoro: “Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata? (…). Neanch’io”. Nessuno l’ha condannata perché nessuno poteva farlo. E non lo fa nemmeno Gesù: Lui non è venuto a condannare ma a salvare!

E le dice: “va’ e d’ora in poi non peccare più”. Non è un’ipoteca sul futuro. Nell’incontro con Gesù, avviene qualcosa di irreversibile. Se per la legge antica si pensava di estirpare il male uccidendo chi lo aveva commesso, nell’incontro con Gesù il male muore ed è inchiodato per sempre nel perdono da Lui dato; e la persona è restituita per sempre alla vita. Questo è il futuro a cui è consegnata quella donna.

Quegli uomini che non hanno potuto dire di essere senza peccato, sono tornati a casa con il peccato, a riabbracciare la Legge antica e non Gesù. Quella donna sorpresa nel peccato, dopo essere stata abbracciata da Gesù, torna alla vita senza peccato.

Anche per noi, oggi, nel perdono di Gesù, comincia una vita nuova. La vita nuova, da Lui donata, non muore più!

 

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