Incontro sul Mediterraneo: i Vescovi in ascolto del mondo del sociale fiorentino

25 Febbraio 2022 – Firenze – Accanto al volto più celebrato di capitale di arte e cultura e di protagonista della Storia, la città di Firenze ha anche una lunga tradizione di servizi caritatevoli e opere di solidarietà, che la rendono pioniere e modello dell’impegno nel sociale. Questa storia è stata raccontata, nella serata di ieri, 24 febbraio, ai Vescovi giunti in città per l’incontro sul Mediterraneo.

Accomodati nella navata centrale della Basilica di San Lorenzo, incorniciati nell’essenzialità della simmetria brunelleschiana, le massime autorità religiose del Mediterraneo hanno potuto conoscere l’esperienza di alcune fra le realtà che compongono la galassia del sociale fiorentino, dalla viva voce di chi ne incarna l’impegno.

Una costellazione di organizzazioni e istituzioni, che si dedicano ad attività molto diverse, dall’assistenza sanitaria alla consulenza psicologica, dalla cura dei disabili alla riabilitazione dei tossicodipendenti, dal sostegno alla povertà all’accompagnamento dell’infanzia e molto altro. Pronte a sostenere chiunque, senza fare distinzioni. Abituate ad intervenire in situazioni di crisi anche quando esplodono improvvisamente, come la pandemia o, evenienza tornata di drammatica attualità, come la guerra.

Alcune antichissime, come l’Istituto degli Innocenti, la prima struttura nata, nel 1400, non solo per raccogliere i bambini abbandonati, ma anche per seguirli e sostenerli in tutto il percorso di crescita, e che da allora non ha smesso di assistere e promuovere l’infanzia e la maternità. In occasione della sua scorsa visita a Firenze, Papa Francesco lodò l’Istituto per occuparsi dell’altra metà, facendo riferimento alle medagliette che le mamme lasciavano ai propri neonati prima di abbandonarli, nella speranza di ritrovarli in futuro. Oggi, aveva detto il Papa, sono i bambini vittime della guerra e della migrazione ad avere simbolicamente l’altra metà della medaglia: orfani, privati dei diritti basilari, costretti a fuggire e non accompagnati.

Spesso, queste realtà hanno dovuto reindirizzare, o espandere, le proprie attività per fare scudo all’impatto della pandemia. Lo racconta la fondatrice di Villa Lorenzi, creata per volontà del cardinale  Benelli, ispirato dalla visione di don Milani, per favorire l’uscita dalla marginalità, soprattutto dalla tossicodipendenza, con attenzione particolare ai giovani. Gli adolescenti di oggi sono in crisi, soffrono per la solitudine e il disorientamento, spesso reagiscono con l’asocialità, le dipendenze, la violenza. Molti sono immigrati, com’è comprensibile per una categoria nella quale le ansie date dall’età e dal contesto storico e socioeconomico si sommano a quelle del distacco e dell’inserimento e, a volte, anche a quelle di fughe costrette, viaggi difficili, abusi, violenze.

Tra le realtà che si raccontano ai Vescovi, non può mancare la Caritas diocesana di Firenze. Il suo impegno a sostegno delle fragilità si è da tempo orientato anche verso la creazione di percorsi, in città e nel territorio, per offrire la prima accoglienza a chi arriva e poi, via via, per accompagnarlo in ogni fase dell’integrazione, nel processo di riappropriazione dell’autonomia e di ricostruzione della propria vita in un contesto nuovo. I migranti inclusi nei circuiti della Caritas sono affiancati e incoraggiati nell’apprendimento della lingua, nell’iscrizione dei propri figli a scuola, nella formazione professionale, nell’inserimento lavorativo. Molte volte si tratta di famiglie. Anche tra loro erano state scelte le 49 persone rifugiate, di diversi Paesi quali Afghanistan, Siria, Eritrea, Mali, che avrebbero dovuto incontrare il Papa nella giornata di domenica. (Livia Cefaloni)

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