Vangelo Migrante: III domenica di Avvento (Vangelo Lc 3, 10-18)

9 Dicembre 2021 – Le parole del profeta Sofonia nella prima lettura e un certo successo della predicazione di Giovanni Battista, introducono il tema di questa terza domenica di Avvento detta della gioia: ‘gaudete!’

Di che gioia si tratta? Il popolo avverte che è in arrivo un cambiamento ed ha la forma della “revoca di una condanna”, come annunciato dal profeta: “rallegrati figlia di Sion (…) il Signore ha revocato la tua condanna”; il cambiamento è, addirittura, una persona: “viene colui che è più grande di me a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali”, predica Giovanni.

Un’aspettativa dinanzi alla quale molti chiedono al Battista: io che cosa posso fare? Lo chiedono le folle, i pubblicani e, persino, i soldati.

La pagina di Vangelo si sofferma sulle risposte di Giovanni il Battista a ciascun gruppo e sull’annuncio delle qualità del Messia.

Giovanni non dà risposte definitive: il suo è sempre un preparare, predisporre la strada a Colui che ha la risposta definitiva. Per questo, esorta le folle a praticare una giustizia distributiva: “chi ha due tuniche, ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare, faccia altrettanto”. Ai pubblicani raccomanda: “non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato”; e ai soldati: “non maltrattate e non estorcete niente a nessuno; accontentatevi delle vostre paghe”.

Questa è la missione di Giovanni … e anche la nostra: annunciare e praticare una giustizia.  Non sono queste le cose che salvano (lo vediamo tutti i giorni) ma di sicuro sono queste le cose che preparano la Salvezza. E sono necessarie perché il Compimento di Dio possa realizzarsi.

Giovanni porge il primo livello della conversione: interrompere il male. È decisivo, perché è da lì si costruisce il nuovo. Se pensiamo che per accogliere Dio occorre fare cose fantasmagoriche, ci sbagliamo. Quello che serve, invece, è interromperne alcune. E, spesso sono queste le cose che ci fanno soffrire di più perché all’apertura al nuovo, anche a quel che desideriamo, si oppone quello che temiamo di perdere.

Il titolare della salvezza, arriverà e porterà pienezza di vita nuova, dice Giovanni, ma c’è un puntino che spetta a noi ed è l’inizio di quella venuta.

Il movimento possibile, quello che io posso fare, lo devo fare. È su quello che vedremo fiorire l’impossibile che spetta a Dio. (p. Gaetano Saracino)

 

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