Papa Francesco: no a fili spinati e all’indifferenza verso i migranti

3 Dicembre 2021 – Città del Vaticano – «Voi siete arrivati qui, ma quanti delle vostre sorelle e fratelli sono rimasti in strada, quanti disperati iniziano il cammino in condizioni molto difficili, precarie e non hanno potuto arrivare, possiamo parlare di questo mare che è diventato un grande cimitero». A parlare, a braccio, è Papa Francesco nell’incontro di preghiera ecumenica con i migranti a Cipro, nel corso del suo 35mo viaggio apostolico. Utima tappa a Cipro prima di spostarsi in Grecia. Dopo aver  ascoltato alcune testimonianze il pontefice ha detto che “Dio ci parla attraverso i vostri sogni. Il pericolo è che tante volte, non lasciamo entrare i sogni in noi e preferiamo dormire e non sognare. È tanto facile guardare dall’altra parte. In questo mondo ci siamo abituati a quella cultura dell’indifferenza, quella cultura di guardare dall’altra parte e addormentarci tranquilli. Ma per quella strada mai si può sognare. È duro. Dio parla attraverso i vostri sogni, non parla attraverso le persone che non possono sognare niente perché hanno tutto o perché il loro cuore si è indurito”. Nella chiesa di Santa Croce di Nicosia il  Papa ha ripercorso le storie raccontate dai quattro migranti. A Mariamie, che viene dalla Repubblica democratica del Congo e si è definita “piena di sogni”, ha detto: “Come te, Dio sogna un mondo di pace, in cui i suoi figli vivono come fratelli e sorelle”. A Thamara, che viene dallo Sri Lanka, ha ricordato di nuovo che i migranti non sono “numeri” né “individui da catalogare” ma “fratelli”, “amici”, “credenti”, “prossimi” gli uni degli altri”. “Ma quando gli interessi di gruppo o gli interessi politici, anche delle Nazioni” – ha aggiunto lasciando il testo e andando a braccio – prendono il sopravvento, si rimane “senza volerlo, schiavi, perché l’interessa sempre schiavizza sempre, crea schiavi. L’amore che è contrario dell’odio, ci fa liberi”. Maccolins, del Camerun, ha raccontato di essere stato nella vita “ferito dall’odio”. A lui, il Papa ha confidato: “Ci ricordi che l’odio ha inquinato anche le nostre relazioni tra cristiani. E questo, come hai detto tu, lascia il segno, un segno profondo, che dura a lungo. È un veleno da cui è difficile disintossicarsi. È una mentalità distorta, che invece di farci riconoscere fratelli, ci fa vedere come avversari, come rivali”. E infine Rozh, iracheno che si è presentato al Papa come “una persona in viaggio”: “Ci ricordi che anche noi siamo comunità in viaggio, siamo in cammino dal conflitto alla comunione”, gli ha detto Francesco. “Su questa strada, che è lunga ed è fatta di salite e discese, non devono farci paura le differenze tra noi, ma piuttosto le nostre chiusure e i nostri pregiudizi, che ci impediscono di incontrarci veramente e di camminare insieme”. Francesco ha concluso il suo discorso chiedendo a tutti i presenti di vincere “chiusure e pregiudizi” e abbattere “tra noi quel muro di separazione” che è “l’inimicizia”. Concluso l’ultimo appuntamento prima di ripartire per Atene, seconda tappa del viaggio apostolico, il Papa lascia Cipro con un augurio: “Possa quest’isola, segnata da una dolorosa divisione, diventare con la grazia di Dio laboratorio di fraternità”. “Ascoltando voi, guardano voi in faccia, la memoria va oltre, va alle sofferenze, ha detto ancora papa Francesco: “voi siete arrivati qui, ma quanti dei vostri fratelli e delle vostre sorelle sono rimasti in strada. Quanti disperati iniziano il cammino in condizioni molto difficili e precarie e non sono potuto arrivare. Possiamo parlare di questo Mare che è diventato un grande cimitero. Guardando voi, guardo le sofferenze del cammino, tanti che sono stati rapiti, venduti, sfruttati, ancora in cammino e non sappiamo dove. E la storia di una schiavitù universale. Noi guardiamo cosa succede e il peggio è che ci stiamo abituando”. Il Papa ha poi fatto riferimento ai barconi affondati al lago delle nostre coste: “Questo abituarsi è una malattia grave, una malattia molto grave e non c’è antibiotico contro questa malattia. Dobbiamo andare contro questo vizio dell’abituarsi a leggere queste tragedie nei giornali o sentirle nei media. Guardando voi, penso a tanti che sono dovuti tornare indietro perché li hanno respinti e sono finiti nei lager, veri lager, dove le donne sono vendute, gli uomini torturati e schiavizzati”. Non sono storie del secolo scorso: “Sta succedendo oggi”, ha detto con forza il papa che domenica visiterà nuovamente il capo dell’Isola di lesbo, prima di rientrare in Vaticano. (R.I.)