Vangelo Migrante: XXIX domenica del Tempo Ordinario (Vangelo Mc 10, 35-45)

14 Ottobre 2021 – Gesù ha appena annunciato per la terza volta la sua passione e la sua morte. Come nelle due precedenti occasioni i discepoli, ancora una volta, non comprendono. Questa volta sono gli impetuosi figli di Zebedeo, Giacomo e Giovanni che chiedono i primi posti nel regno, di cui hanno una visione molto lontana da quella di Gesù. Per nulla turbati dall’annuncio che hanno appena ascoltato, cercano, invece, una posizione di privilegio, suscitando negli altri discepoli uno sdegno che è carico dello stesso equivoco, perché nasce dalla stessa ambizione.

E Gesù, quasi sconsolato, ribatte: “non sapete quello che chiedete!”. E spalanca loro la differenza cristiana: i grandi della terra dominano e opprimono gli altri (…) “tra voi non sia così!”

È innata nell’uomo una volontà di grandezza, il non accontentarsi, il ‘morso del più’, il cuore inquieto. Gesù non condanna questo, non vuole nel suo regno uomini e donne incompiuti e sbiaditi, ma persone fiorite, regali, nobili, fiere, libere. La santità non è una passione spenta, ma una passione convertita: chi vuole essere grande sia servitore, si converta da ‘primo’ a ‘servo’. Cosa per niente facile: il timore è che il servizio sia nemico della felicità e che esiga un capitale di coraggio di cui siamo privi.

Eppure il termine ‘servo’ è la più sorprendente di tutte le autodefinizioni di Gesù: “non sono venuto per farmi servire, ma per essere servo”. Servo è un nome di Dio; Dio è nostro servitore! Si! Dio non è il padrone dell’universo: è il servo di tutti! Non tiene il mondo ai Suoi piedi ma è inginocchiato ai piedi delle Sue creature; non ha troni ma cinge un asciugamano.

Un padrone fa paura: giudica e punisce. Un servo non fa paura: opera per riparare, opera per un bene altrui, si immerge in una storia altrui e beve da un calice non suo.

Gesù ci libera dalla paura delle paure: quella di Dio-padrone! E nel farsi servo ci insegna che non è importante che si realizzi ciò che noi pensiamo ma che noi siamo dove Dio ci vuole portare. Quel posto “è per coloro per i quali è stato preparato!”. (p. Gaetano Saracino)

 

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