Vangelo Migrante: XXIII domenica del Tempo Ordinario – B (Vangelo Mc 7,31-37)

2 Settembre 2021 – Per la sua predicazione Gesù sceglie un itinerario che congiunge città e territori estranei alla tradizione religiosa di Israele; percorre le frontiere della Galilea, alla ricerca di quella dimensione dell’umano che ci accomuna tutti e che viene prima di ogni divisione culturale, religiosa, razziale.

È qui che gli portano un sordomuto. Un uomo imprigionato nel silenzio ma ‘portato’ da una piccola comunità di persone che gli vogliono bene, presso quel maestro straniero, per il quale ogni terra straniera è patria.

E lo pregano di imporgli la mano. Ma Gesù fa molto di più: non gli basta imporre le mani in un gesto ieratico, vuole mostrare l’umanità e l’eccedenza, la sovrabbondanza della risposta di Dio.

Lo prende in disparte, lontano dalla folla: occhi negli occhi. Inizia a comunicare così.

Pone le dita sugli orecchi del sordo. Secondo momento della comunicazione: il tocco delle dita e delle mani parlano senza parole.

Poi con la saliva tocca la sua lingua. Gesto intimo, coinvolgente, come a dire: “ti do qualcosa di mio, il respiro e la parola, simboli dello Spirito”.

Gesù non disdegna i contatti, perché la salvezza passa attraverso i corpi, non è ad essi estranea, né li rifugge come luogo del male.

E, guardando quindi verso il cielo, emette un sospiro e gli dice: “Effatà”, cioè: Apriti! In aramaico, nel dialetto di casa, nella lingua del cuore, quasi soffiando l’alito della creazione: “Apriti, come si apre una porta ad un forestiero! Apriti dalle tue chiusure, libera la bellezza e le potenzialità che sono in te. Apriti agli altri e a Dio, anche con le tue ferite’. Le ferite possono trasformarsi in feritoie attraverso le quali far passare la luce.

E subito gli si aprono gli orecchi, si scioglie il nodo della sua lingua e colui che era sordomuto, parla correttamente. Una sequenza eloquente: prima gli orecchi; perché sa parlare solo chi sa ascoltare.

Gesù non guarisce perché ci si metta al suo seguito; guarisce per creare uomini liberi. “Gloria di Dio è l’uomo vivente”. Sì, proprio l’uomo che torna a pienezza di vita. (p. Gaetano Saracino)

 

 

 

 

 

Temi: