Alluvioni in Germania: la solidarietà degli italiani

19 Luglio 2021 – Roma – L’allarme che risuona in piena notte, il buio «improvviso che avvolge ogni cosa perché manca l’energia elettrica», le sirene incessanti dei mezzi di soccorso e l’appello a restare a casa e a salire ai piani superiori lanciato attraverso altoparlanti.

A raccontarlo è Flavia Vezzaro, collaboratrice pastorale della Missione Cattolica Italiana di Wuppertal, parlando delle forti piogge che nelle ultime ore hanno provocato gravi inondazioni e causato danni e morti. Gli uffici e la chiesa della MCI della città – dove vivono circa 14mila italiani – allagata completamente con danni soprattutto nelle cantine. «Sono in Germania da oltre 50 anni e non ho mai visto una cosa del genere» dice una italiana che vive a Wuppertal alzando lo sguardo al cielo: «da dove è arrivata tutta quest’ acqua?».

«È una situazione catastrofica come non abbiamo mai avuto qui prima», è il commento di molti connazionali che vivono in Germania e che in queste ore si stanno dando da fare per aiutare chi ha
subito danni. Una rete di solidarietà che non manca mai come dice il responsabile della Missione di Wuppertal, don Angelo Ragosta raccontandoci di molte famiglie italiane che in queste ore «stanno accogliendo nelle proprie case cittadini tedeschi che da un momento all’altro si sono trovati senza nulla». Una situazione dura da dimenticare che ha fatto alzare un’altra onda: quella della solidarietà e di una «umanità che sa esserci quando tutto sembra perduto!», dice Vezzaro. Molti italiani sabato mattina erano in strada a riempire di sabbia centinaia e centinaia di sacchi per posizionarli là dove servivano oltre che a rimuovere detriti e rifiuti. «Italiani che hanno scelto di non voltarsi dall’altra parte, che non hanno detto ‘Non mi riguarda’, e, certo, questo sicuramente non mitiga il dolore e la disperazione di chi non possiede più nulla, né, tanto meno, di chi ha perso una persona cara, ma fa bene a tutti noi, fa bene a me, riconoscere che sappiamo essere fratelli quando davvero serve!».
Italiani e non solo che, dice don Ragosta, «accanto al ricordo della furia del fiume vogliono anche ricordarsi di un volto bello di una umanità che risplende tra le macerie”. Don Angelo e Flavia ci
raccontano anche di tanti rifugiati siriani in strada ad aiutare: «Abbiamo sperimentato sulla nostra pelle, nella nostra carne, il dolore e la paura! Sappiamo cosa significa ritrovarsi circondati dalle
macerie, perdere in un solo attimo chi si ama e tutto ciò che si ha, conosciamo la fragilità e la paura…e sappiamo, sappiamo realmente, quanto è importante, in momenti così difficili, poter
stringere una mano…per questo noi ci siamo!». (Raffaele Iaria)

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