Una preghiera accorata per i migranti ieri in tutte le parrocchie italiane

12 Luglio 2021 – Roma – “Per tutti i migranti e, in particolare, per quanti tra loro hanno perso la vita in mare, naviganti alla ricerca di un futuro di speranza. Risplenda per loro il tuo volto, o Padre, al di là delle nostre umane appartenenze e la tua benedizione accompagni tutti in mezzo ai flutti dell’esistenza terrena verso il porto del tuo Regno. Al cuore delle loro famiglie, che non avranno mai la certezza di ciò che è successo ai loro cari, Dio sussurri parole di consolazione e conforto. Lo Spirito Santo aleggi sulle acque, affinché siano fonte di vita e non luogo di sepoltura, e illumini le menti dei governanti perché, mediante leggi giuste e solidali, il Mare Nostrum, per intercessione di san Benedetto, patrono d’Europa, sia ponte tra le sponde della terra, oceano di pace, arco di fratellanza di popoli e culture. Preghiamo”.

Questa la preghiera che ieri è stata recitata in tutte le parrocchie del nostro Paese su iniziativa della Conferenza Episcopale Italiana nella giornata di festa di San Benedetto, patrono dell’Europa. La Cei, invitando alla preghiera ha voluto ricordare il dato drammatico dell’Organizzazione mondiale per le migrazioni (Oim): nei primi cinque mesi del 2021 nel Mediterraneo centrale sono morti 632 migranti (+200 per cento rispetto allo scorso anno), di cui 173 accertati e 459 dispersi. “Più di quattro al giorno a cui purtroppo occorre aggiungere le vittime degli ultimi tragici naufragi, delle altre rotte del mare, tra cui quella delle Canarie che ha avuto una tremenda escalation nell’ultimo anno, e i tanti fratelli e le tante sorelle morti lungo il deserto del Sahara, in Libia o nei Balcani”, ha scritto la Presidenza dei Vescovi italiani. “Credo che il primo aspetto importante sia che il Mare Mediterraneo sia di nuovo controllato da una grande operazione umanitaria europea come fu l’operazione Mare Nostrum degli anni dal 2015 al 2017. Un’operazione – ha detto alla Radio Vaticana il presidente della Commissione Cei per le Migrazioni e della Fondazione Migrantes, l’arcivescovo Gian Carlo Perego – che possa far diventare nostro e non dei trafficanti e non di chi respinge, un mare dove vedi appunto persone alla ricerca di sicurezza, e che chiedono di essere tutelate in un diritto fondamentale come il diritto d’asilo. Quindi un primo impegno è non solo guardare ai pochi che sono sbarcati, dall’inizio di quest’anno 22300 persone, ma guardare anche i 60 mila, quindi a tante altre persone che sono state respinte, e che tante volte sono state respinte in una realtà che sono le carceri, i campi della Libia, dove trovano spesso la morte, e subiscono violenza. Si tratta, ripeto, soprattutto di giovani, donne, ragazzi anche minorenni. Quindi credo che l’impegno dei politici sia anzitutto far diventare nostro, europeo questo mare. E poi il secondo impegno, certamente importante, è fare in modo che la riforma del diritto d’asilo, la riforma del regolamento di Dublino, porti ad un impegno di solidarietà comune di tutti i 27 paesi europei, con un’accoglienza di queste persone che sono alla ricerca di un futuro. Tanto più che, come dicono anche i dati, nei prossimi anni avremmo bisogno di persone”. Mons. Perego ha ricordato la nascita, in questi anni, di una rete “molto importante nelle nostre parrocchie e negli istituti religiosi, che ha portato mediamente all’accoglienza, ancora oggi, tra le 15 e 20 mila persone. Un’accoglienza che ha toccato anche le famiglie: quasi 1000 famiglie che hanno accolto in casa un ragazzo. Che ha portato a sollecitare una nuova legge sulla tutela dei minori non accompagnati, che sono soprattutto adolescenti fra i 15 e i 17 anni. Tante volte l’associazionismo cattolico è stato in prima linea nella sperimentazione, nei servizi, segni attraverso anche la rete della Caritas, di un volontariato cattolico molto diffuso nel nostro territorio. Gesti concreti che hanno fatto sentire vicino, prossimo, una persona che era in fuga e cercava sicurezza. Dall’altra parte è chiaro che è importante che i cattolici italiani facciano diventare il tema dell’immigrazione un tema politico, che identifica una caratteristica dell’impegno sociale dei cattolici in Italia. Già questo era stato sottolineato nelle ultime Settimane Sociali, e credo che ancora di più oggi diventa un impegno, non solo in Italia, ma un impegno per una politica europea alla quale i laici cattolici sono chiamati. Senza far venir meno la preghiera che, come diceva il cardinale Daniélou, ha sempre una dimensione sociale, perché ci ricorda il comandamento fondamentale dell’amore che va tradotto, poi, in gesti nella quotidianità, che vedono i laici impegnati in famiglia, nella scuola, nelle opere pubbliche, nelle diverse realtà”.

 

 

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