Scalabriniane: anche l’esperienza di Dante Alighieri insegna l’importanza delle “porte aperte”

21 Giugno 2021 –

Roma – “Settecento anni. Tanti sono passati dalla morte di Dante Alighieri, il poeta della Divina Commedia. Dante era un rifugiato, e questo suo essere esule ricorda tutti quei rifugiati che ancora oggi sono costretti a muoversi da una parte all’altra del mondo. Per l’edizione 2021 della Giornata mondiale del rifugiato – che si è celebrata ieri – ricordiamo anche attraverso lui, padre della lingua italiana, quelle tantissime persone che chiedono aiuto e vengono accolte”. E’ quanto afferma in una nota suor Neusa de Fatima Mariano, superiora generale delle Suore Scalabriniane: “davanti a un particolare contesto dell’epoca, Dante trovò ospitalità all’estero, fuggendo praticamente per larga parte della sua vita”. Dall’esilio iniziò a scrivere i canti di Inferno, Purgatorio e Paradiso, producendo “un’arte senza tempo. Se non ci fosse stata l’accoglienza forse non avremmo mai avuto una delle opere letterarie più belle e straordinarie. La vita di Dante ci conferma che aprire le porte ai rifugiati e coloro i quali migrano è un gesto, che un giorno potrebbe renderci testimoni di storie integrate, potremmo incontrare uno scrittore che ha abitato l’esilio”.

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