Mons. Cipolla alla “Pentecoste dei Popoli”: “Noi prima di stranieri siamo fratelli e sorelle e prima di qualsiasi differenza siamo uniti dalla stessa fede in Gesù”

24 Maggio 2021 –

Padova – Ieri mattina a Padova la “Pentecoste dei Popoli” che, causa pandemia, era saltata nella tradizionale data del 6 gennaio ed è stata celebrata ieri con la partecipazione delle comunità cattoliche di altra madrelingua presenti in diocesi. Una celebrazione ricca di festa, di lingue, di musiche e di colori presieduta dal vescovo, mons. Claudio Cipolla e concelebrata da don Gianromano Gnesotto, vicedirettore dell’Ufficio Migrantes e dai diversi cappellani delle comunità etniche: africani francofoni e anglofoni, cinesi, filippini, indiani, ispanoamericani, polacchi, romeni di rito latino e orientale, srilankesi, ucraini.

“Sono contento che ci possiamo incontrare in tanti e da tanti paesi diversi – ha detto mons. Cipolla – questo ci dice che il Signore che ci mette su una strada che può essere esemplare anche per la nostra società. Noi prima di stranieri siamo fratelli e sorelle e prima di qualsiasi differenza siamo uniti dalla stessa fede in Gesù e dall’appartenenza alla stessa carità, allo stesso amore che il Signore ha donato ai suoi discepoli. Quello che ci unisce nella fede è tantissimo e ci porta a scoprire che anche umanamente siamo fratelli e sorelle, non soltanto dal punto di vista spirituale». Particolare vicinanza il vescovo ha espresso rispetto a quanti provengono da quei paesi che stanno vivendo momenti molto difficili: l’India, il Brasile, i molti paesi Africani «Non c’è giorno migliore della solennità di Pentecoste per celebrare questa festa» ha sottolineato il presule leggendo questo momento come una “notizia” bella da far conoscere: «Questo è un annuncio, un’esperienza bella di incontro, di persone che provengono da altri paesi. E magari arrivasse al mondo questo messaggio che ci dice che è possibile stare insieme, è possibile convivere, è possibile sostenerci e rallegrarci l’un l’altro; è un annuncio che vogliamo dare alla nostra società, ma è anche una profezia del cammino che l’umanità ha davanti, dove ci si riconosce nelle proprie diversità e ci si vuole bene nelle proprie diversità e non ci si combatte. Magari questo messaggio arrivasse al mondo! Tutti insieme per rendere possibile la pace, tutti insieme, nelle nostre diversità per rendere possibile il sostegno ai poveri, ai deboli».

 

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