Guardare al cielo con i piedi ben piantati a terra

17 Maggio 2021 – Città del Vaticano – È un forte grido per la pace il Regina Caeli di Papa Francesco, questa domenica. Celebra messa di prima mattina in San Pietro per la comunità del Myanmar, un paese “segnato dalla violenza, dal conflitto e dalla repressione” per cui chiede di “non cedere alla logica dell’odio e della vendetta”. Poi, a mezzogiorno, la preghiera mariana alla quale fa seguire un lungo, forte appello per la pace in Terra Santa: “i violenti scontri armati tra la Striscia di Gaza e Israele hanno preso il sopravvento e rischiano di degenerare in una spirale di morte e distruzione. Tanti innocenti sono morti, tra di loro ci sono anche bambini, e questo è terribile e inaccettabile. La loro morte è segno che non si vuole costruire il futuro, ma lo si vuole distruggere”. Non è la prima volta che il Papa chiede che si trovi una soluzione pacifica e duratura, ma in questa domenica le sue parole hanno il suono di un appello quasi da ultima occasione. Ricordiamo tutti lo storico incontro in Vaticano tra il presidente israeliano Shimon Peres e quello palestinese Abu Mazen, voluto da Papa Francesco all’indomani del suo viaggio in Terra Santa, per dare inizio a quello che il Papa ha definito un “cammino nuovo alla ricerca di ciò che unisce e per superare ciò che divide”. Le azioni in atto in questi giorni in Israele e lungo la striscia di Gaza sembrano invece l’inizio di un cammino verso un conflitto più acceso. Così Francesco si chiede: “l’odio e la vendetta dove porteranno? Davvero pensiamo di costruire la pace distruggendo l’altro? In nome di Dio, faccio appello alla calma, e a chi ne ha la responsabilità di far cessare il frastuono delle armi, di percorrere l’avvio della pace, anche con l’aiuto della comunità internazionale”. Infine chiede di pregare, il Papa, “per le vittime, in particolare per i bambini; preghiamo per la pace la Regina della pace.

Appello nel giorno in cui la Chiesa celebra la festa dell’Ascensione. Sono passati quaranta giorni dalla Pasqua e Gesù è “elevato in alto”. Quaranta giorni come il tempo da lui trascorso nel deserto, digiunando giorno e notte; come gli anni nel deserto trascorsi dal popolo di Israele. Antico e Nuovo Testamento che camminano assieme, per descrivere un tempo di attesa, ma anche di cambiamento, di conversione. L’Ascensione è un guardare al cielo avendo i piedi piantati in terra; un tempo che rafforza e da senso alla testimonianza cristiana. Come ricordava Benedetto XVI nel 2009, non è un viaggio verso l’alto, bensì una azione della potenza di Dio, che introduce Gesù nello spazio della prossimità divina. E Francesco dice che l’Ascensione non è un andarsene in una zona lontana del cosmo, ma “completa la missione di Gesù in mezzo a noi”. E quando ascende al cielo “Gesù non ci abbandona: resta nel mondo per mezzo della predicazione dei suoi discepoli”.

Non si tratta, però, di trascorrere la vita fermi a contemplare il cielo attendendo un segno, quasi un allontanarsi per non rispondere alle sfide che la vita quotidiana ci pone. Guardare al cielo significa avere ben salda la meta del nostro pellegrinare. Così gli apostoli, che “nonostante il distacco dal Signore, non si mostrano sconsolati, anzi, sono gioiosi e pronti a partire missionari nel mondo”, ha detto Francesco. Gesù “è il primo uomo che entra nel cielo, perché è uomo, vero uomo, e vero Dio; la nostra carne è in cielo e questo ci dà gioia”. Alle persone presenti in piazza san Pietro, il Papa ricorda che “alla destra del Padre siede ormai un corpo umano, per la prima volta, il corpo di Gesù, e in questo mistero ognuno di noi contempla la propria destinazione futura”.

Gesù, afferma il vescovo di Roma, “se n’è andato con le piaghe, che sono state il prezzo della nostra salvezza, e prega per noi”. Poi ci invia lo Spirito Santo, “per andare a evangelizzare. Per questo la gioia di oggi, la gioia di questo giorno dell’Ascensione”.

Infine, chiede, per l’intercessione di Maria, di “aiutarci a essere nel mondo testimoni coraggiosi del Risorto nelle situazioni concrete della vita”. Anche, testimoni capaci sempre più di ascoltare il grido della terra e dei poveri. È l’impegno che scaturisce dalla “Settimana Laudato si’”, che darà vita a una Piattaforma per riunire i principali partner ecclesiali attraverso diverse azioni e eventi, e diffondere così il Vangelo della creazione. (Fabio Zavattaro – Sir)​

 

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