Sono tutti fermi a Lampedusa e l’Europa torna a dividersi

12 Maggio 2021 – Milano – Gli ultimi, arrivati a Lampedusa a bordo del rimorchiatore Asso, sono stati recuperati aggrappati su un impianto petrolifero galleggiante. Vi sono saliti legando i jeans tra loro. Li ha trovati così, il comandante che ieri ha salvato 17 persone. «C’erano anche sette minorenni e una donna – aggiunge –. Vengono da Nigeria, Ghana, Gambia, Liberia. Saranno partiti sei mesi fa da casa. Ci avevano avvisato i libici, la Guardia costiera in certi punti non arriva, e nel momento in cui sono a bordo io sono costretto a portarli in Italia. Sarà la quarta operazione che faccio da dicembre». Lampedusa è un’isola stremata. Il vento forte e il mare agitato rallentano gli arrivi ma anche i trasferimenti sulle navi quarantena e in altri porti. La Prefettura di Agrigento ha programmato il trasferimento di 80 migranti, ieri sera, con il traghetto di linea “Cossydra”, atteso stamattina all’alba a Porto Empedocle. Sempre per stamattina è in programma il trasferimento di altre 200 persone con il traghetto “Sansovino”. Nella rada di Lampedusa c’è la nave quarantena “Azzurra”, con 600 posti disponibili ma bloccata a causa del mare agitato. Non è chiaro se riuscirà nelle prossime ore ad attraccare a Cala Pisana. Nel frattempo, il centro di accoglienza dell’isola è arrivato ad ospitare fino a 1.700 persone a fronte di una capienza massima di 250. Molti hanno passato l’ultima notte all’addiaccio, sul molo. «Ancora 200 persone migranti hanno passato la notte sul molo Favaloro a Lampedusa in condizione igieniche indescrivibili e con i servizi igienici inutilizzabili, costretti ad urinare in bottiglie di plastica. Governo dei migliori… Vergogna» accusa il parroco dell’isola, don Carmelo La Magra, che aggiunge: «Continuare a chiamare emergenza un fenomeno che si ripete allo stesso modo per decenni serve solo a deresponsabilizzare la politica. “Buoni” e “cattivi” continuano a parlare di migranti, ma nessuno sembra proporre soluzioni concrete». E così la piccola isola delle Pelagie si trova ancora sola in prima linea ad affrontare l’emergenza umanitaria. E nel mirino delle proteste anti-migranti ci finisce anche il sindaco, Totò Martello. Insulti, soprattutto sui social, al primo cittadino alle prese con la redistribuzione e la sicurezza sanitaria delle persone giunte stremate sull’isola.

«Gli eventi nel Mediterraneo centrale dimostrano che serve una forte iniziativa europea per salvare vite in mare e proteggere le persone in stato di necessità» sottolinea il presidente del Parlamento europeo, David Sassoli, in un post su Twitter dopo l’incontro con l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati, Filippo Grandi. Ma rimane sempre al centro anche l’operazione da molti auspicata su salvataggi congiunti ed europei nel Mediterraneo. Anche se la commissaria europea, Ylva Johansson, sembra voler prender tempo. «È sempre un obbligo salvare vite in mare e questo non è negoziabile. Ma il modo migliore è evitare queste partenze pericolose, per questo dobbiamo migliorare le condizioni di vita e la protezione delle persone che ad esempio si trovano in Libia. Dobbiamo lottare contro i trafficanti e continuare a sostenere i rimpatri volontari verso i Paesi di origine. Queste sono le tre cose più importanti da fare» sottolinea. (D. Fassini)

 

 

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