18 Marzo 2021 – Vogliamo vedere Gesù.
È la domanda dei cercatori di ogni tempo. La stessa che alcuni greci rivolgono ad un apostolo, nel Vangelo di questa domenica. È anche la nostra.
Insieme vanno da Gesù e questi risponde: ‘se volete capire me, guardate il chicco di grano. Guardate la croce’. Immagini umili e vitali … ma anche pericolose, perché rischiano di coltivare un immaginario attorno a Lui di dolore e infelicità.
L’esca la fa il verbo ‘morire’ che annulla il fine verso cui converge tutto il mistero del chicco di grano, come quello della croce: ‘produrre’.
Un chicco quando cade in terra non viene ammazzato dalla terra ma si offre ad essa e da seme diventa germe (con radici in basso e foglie in alto). Si trasforma in una esplosione di vita più evoluta e potente.
Così la croce: cosa ci attrae di essa? Le piaghe, il sangue, i chiodi? No. Bensì l’amore di quel gesto estremo: quello di chi dà la vita per un altro. In quel segno c’è la salvezza per tutti: “quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me”.
‘Ad un Dio così non ci si abitua mai’, dice papa Francesco. Si può solo contemplare per come ha voluto raccogliere il grande nel piccolo, l’universo nell’atomo, l’albero nel seme, l’uomo nell’embrione, l’eterno nell’attimo, l’amore in un cuore, sé stesso in quell’Uomo e, in Lui, in ogni uomo. (p. Gaetano Saracino)