Il deserto e i suoi volti

1 Marzo 2021 – Loreto – La pandemia ci aiuta a riscoprire la ricchezza simbolica di un tema,  che è dimensione essenziale della vita spirituale : il deserto.

Il popolo di Dio, dopo l’esodo e prima di entrare nella terra promessa, fa la sua dura esperienza dei quarant’anni di traversata del deserto, con le sue privazioni e minacce. È per lui una rude scuola, dove impara a dipendere dal solo aiuto della provvidenza di Dio. La sua fede è messa alla prova. Saprà che l’uomo non vive di solo pane, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio. Il deserto, luogo nel quale si mette alla prova la fedeltà.

Per il profeta Elia, il deserto è rifugio lontano dai nemici, ma anche occasione del fiducioso abbandono alla volontà di Dio, che si prende cura del suo servitore. Il deserto, luogo dove la fede diventa adulta.

Il precursore del Signore, Giovanni il Battista, si ritira nel deserto, predicando la penitenza e la conversione. È lì che la gente viene a lui, come per percorrere un cammino simile al suo. Il deserto, luogo di penitenza e conversione.

I vangeli ci permettono di capire quale grande importanza abbia avuto il deserto nella vita di Gesù. Dopo quaranta giorni, che ricordano la traversata del deserto del popolo, Gesù è tentato dal diavolo nella grande povertà del deserto. È l’occasione per il Signore di manifestare la sua totale unione alla volontà del Padre, respingendo le letture sbagliate della Scrittura proposte dall’avversario.

Ma prima di tutto, vediamo che Gesù dopo giornate intere passate a predicare e a guarire i malati, si ritirava da parte, nel deserto, di preferenza nella notte, per lunghi colloqui con suo Padre. Il deserto, luogo di preghiera e di intimità con Dio.

L’evocazione di questi esempi ci aiuta a meditare sul posto del deserto nella nostra vita spirituale. Gesù ha ricordato lo Shemà Israel, «Ascolta, Israele».

La Parola di Dio ci comunica mediante la fede la vita divina. Deve essere meditata e assimilata nella nostra memoria, ispirare il nostro cuore e la nostra azione. Il deserto, nel rumore invadente e nella tentazione di fuga nell’esteriorità, significa l’interiorità riservata al Signore, lo spazio di silenzio, dove la Parola di Dio diventa mia vita. Il deserto, luogo dell’ascolto.

La nudità del deserto, nel quale l’individuo si trova senza difesa, aiuta a prendere coscienza della verticalità della mia relazione con Dio. Lui è Dio, io sono la sua creatura.  Pensiamo alle lunghissime ore di adorazione del beato Charles de Foucauld davanti al Santissimo. Il deserto, luogo dell’adorazione.

Nella grande solitudine e povertà del deserto non ha senso chiudere la porta. Il deserto, luogo dell’accoglienza, dell’ospitalità, del cuore universale.  Ed è questa, in fondo, la missione di ogni deserto. Specialmente in tempo di pandemia. (p. Renato Zilio – Migrantes Marche)

 

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