L’amore umano

2 Febbraio 2021 – Due volte, durante il colloquio con i farisei, che gli ponevano il quesito sulla indissolubilità del matrimonio, Gesù Cristo si è riferito al “principio”. […] “Principio” significa quindi ciò di cui parla il Libro della Genesi. È dunque la Genesi 1,27 che Cristo cita, in forma riassuntiva: “Il Creatore da principio li creò maschio e femmina” […] Il significato normativo è plausibile in quanto Cristo non si limita soltanto alla citazione stessa, ma aggiunge: “Così che non sono più due, ma una carne sola. Quello dunque che Dio ha congiunto, l’uomo non lo separi”. Quel “non lo separi” è determinante. (Giovanni Paolo II, Udienza Generale, mercoledì, 5 settembre 1979)

Giovanni Paolo II è unanimemente riconosciuto come il Papa della famiglia e della promozione della vita, non ovviamente che gli altri pontefici – come abbiamo visto e vedremo – non abbiano confermato o ribadito i principi di una dottrina che è sempre stata fondamentale per la Chiesa, ma l’impegno di Papa Wojtyla su questo campo è stato davvero costante e massiccio per tutto l’arco del suo lungo pontificato. A meno di un anno dopo la sua elezione, egli decise di dedicare le udienze del mercoledì a quelle che furono chiamate le “catechesi sull’amore umano”, vere e proprie lezioni di teologia del corpo che evidentemente egli aveva elaborato in parte già prima di essere al soglio di Pietro, ovvero durante il periodo del Concilio, ma anche negli anni da arcivescovo di Cracovia e forse prima ancora come sacerdote attento alla pastorale dell’amore coniugale con i giovani che gli erano affidati. Con l’udienza del 5 settembre 1979, inizia quello che potrebbe definirsi un corso che si è protratto senza quasi soluzione di continuità fino al 28 novembre 1984. Circa 133 allocuzioni divise in sei cicli, che costituiscono un patrimonio unico di approfondimento teologico e dottrinale da cui non si può prescindere quando si voglia affrontare i fondamenti teorici e le ricadute pastorali sull’amore umano. Il primo ciclo è dedicato a “Il principio”, ovvero al richiamo di Gesù al libro della Genesi per esplicitare il valore dell’indissolubilità del matrimonio ai farisei che lo interrogavano. Il Signore Gesù è risoluto nella sua citazione e con la sua perentorietà rende norma superiore, perché fontale, originaria volontà di Dio Creatore quella che i farisei del suo tempo sembrano non considerare con la stessa valenza con cui valutano la legge mosaica che a certe condizioni permetteva il ripudio. Da sempre questa è stata la dottrina della Chiesa e ad essa, ai fondamenti di questa interpretazione filosofica e teologica dei versetti genesiaci, papa Giovanni Paolo II dedica parecchi incontri. Si respira nelle sue parole la volontà di non accontentarsi della norma, ma di sviscerarla in tutti i suoi risvolti, cercando di portare alla conoscenza di tutti i perché dell’insegnamento della Chiesa. L’immagine di Dio che è l’uomo nella duplicità di maschio e femmina, la solitudine originaria dell’uomo che cerca qualcuno che gli sia simile e solo nella donna può rispecchiarsi (“carne della mia carne”), l’unione sponsale che colma in pienezza il bisogno di amare della creatura e permette la fecondità generativa, rendendo le creature compartecipi della creazione. Questi sono solo alcuni dei temi affrontati dalle catechesi: una serie amplissima di approfondimenti che vanno a costituire le basi dell’antropologia cristiana a cui ancora oggi facciamo riferimento. C’è come ricaduta immediata per la vita degli sposi cristiani un’incrollabile fiducia nella fedeltà di Dio che non può venir meno alla sua promessa fatta “in principio”. L’indissolubilità del matrimonio, dunque, lungi dall’essere un vincolo dal peso insopportabile, si disvela in tutta la sua ampiezza come compartecipazione all’eternità di Dio che vuole per i suoi figli un amore senza fine. Una promessa che non viene mai meno e a cui si abbevera la Grazia continuamente elargita nel sacramento delle nozze. (Giovanni M. Capetta – Sir)

 

 

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