Medu: allarmanti le condizioni dei braccianti agricoli nella Piana di Gioia Tauro

13 Gennaio 2021 – Gioia Tauro – Nell’anniversario dell’undicesimo anno dalla rivolta di Rosarno, le condizioni di vita e di lavoro dei braccianti agricoli stranieri impiegati nella raccolta agrumicola nella Piana di Gioia Tauro appaiono «quanto mai drammatiche, non solo per il persistere dei fenomeni di grave sfruttamento lavorativo, ma per la crescente precarietà delle condizioni socio-abitative e di salute».  Lo denuncia questa mattina Medu, Medici per i Diritti Umani sottolineando che la pandemia da Coronavirus ha trovato «terreno fertile presso gli insediamenti precari dove la promiscuità abitativa e le pessime condizioni igienico-sanitarie hanno favorito una rapida diffusione del contagio. E d’altra parte il sistema sanitario locale, più volte commissariato e gravemente carente in termini di risorse umane ed economiche, non è riuscito a pianificare e mettere in atto misure efficaci – in termini di screening e contenimento del virus – a tutela della salute della popolazione degli insediamenti precari e di tutta la collettività. Mancanza di informazione sul virus e sulle modalità per la prevenzione e il contenimento, assenza di misure di supporto al reddito, necessità legate alla sopravvivenza, hanno – sottolinea Medu – contribuito a rendere nel complesso inefficaci le poche misure sanitarie adottate». Il team della clinica mobile di Medu è tornato ad operare nella Piana per il settimo anno consecutivo nel mese di ottobre 2020, fornendo assistenza sanitaria e supporto legale ai lavoratori agricoli che vivono presso la tendopoli ufficiale di San Ferdinando, il campo container di Rosarno e i casolari abbandonati nelle campagne dei comuni limitrofi. Si stima che siano presenti oltre 1500 persone, con un’affluenza in aumento nel corso dell’ultimo mese. Solo presso la tendopoli di San Ferdinando, sottolinea Medu, si contano più di 700 persone tra tende ufficiali e baracche che vengono costruite di giorno in giorno dai nuovi arrivati. In assenza di un servizio di smaltimento dei rifiuti, il panorama è «caratterizzato, ancor più che negli anni passati, da cumuli di rifiuti all’esterno e all’interno dell’insediamento. Nei casolari in campagna, la situazione non è di certo migliore, in assenza di accesso a luce, acqua e servizi igienici».

La popolazione è costituita anche quest’anno da giovani uomini, per lo più richiedenti asilo e rifugiati provenienti dai paesi dell’Africa subsahariana occidentale e con un’età media di circa 30 anni. L’88% dei 100 pazienti visitati da MEDU nel corso dei primi mesi di intervento (ottobre-dicembre) era regolarmente soggiornante, ma poco più della metà delle persone che hanno fornito informazioni sulla condizione lavorativa (54) ha affermato di essere in possesso di un contratto di lavoro (55%) nella maggior parte dei casi di breve durata. Inoltre, solo una minima percentuale (13%) ha dichiarato di ricevere una regolare busta paga. Il lavoro grigio resta di fatto la norma tra i lavoratori con un contratto: il datore di lavoro spesso corrisponde una parte della retribuzione in nero e dichiara in busta paga un numero di giornate lavorative nettamente inferiore rispetto a quelle effettivamente svolte.  Alle problematiche descritte, si aggiungono i ripetuti incidenti stradali che non di rado coinvolgono i braccianti nel percorso in bicicletta verso i luoghi di lavoro. Solo nel mese di dicembre, tre incidenti stradali. Medu ribadisce «l’urgenza di un’azione interistituzionale che restituisca dignità e legalità al territorio, ai lavoratori impiegati in agricoltura e all’intera popolazione”.

 

 

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