Oim e Centro Astalli: profughi nei boschi della Bosnia

29 Dicembre 2020 – Roma – Ci sono tremila persone nei boschi della Bosnia-Erzegovina, vagano all’aperto e esposti al freddo sotto zero. Sono migranti provenienti dalla cosiddetta ‘rotta orientale’ (su cui il quotidiano  Avvenire ha svolto numerosi reportage) e in attesa di trovare un varco per passare la frontiera con la Croazia e proseguire verso l’Europa occidentale. Si tratta di una «catastrofe umanitaria» secondo Peter van der Auverart, capo missione dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) in Bosnia. Un migliaio di profughi sono sfollati dal campo di Lipa, presso Bihac, devastato da un incendio appiccato nei giorni scorsi dagli stessi migranti dopo la notizia della chiusura della tendopoli per ristrutturazione.

Anche il Centro Astalli dei gesuiti si unisce all’allarme «per le condizioni di estremo pericolo, indigenza e sofferenza» in cui versano «migliaia di persone in fuga da contesti di guerra e crisi umanitarie come Iraq, Siria e Turchia. È una situazione di violazione dei diritti umani. L’Europa deve farsi carico di attivare ora piani di ricollocamento in tutti gli Stati membri per portare in salvo migranti forzati che hanno diritto ad essere accolti e protetti. Non è possibile abbandonare degli esseri umani nella neve».

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