“I suoi non lo hanno accolto”: il Vangelo di Natale

24 Dicembre 2020 – Anche in questo 2020, così travagliato, siamo arrivati al “traguardo” del Natale. Forse la situazione straordinariamente difficile che stiamo vivendo, che si prolunga più di quanto avremmo mai potuto immaginare, e il desiderio che proviamo di tornare alla “normalità, possono renderci più consapevoli del senso profondo di questa festa.

Essa rappresenta il compimento di un’attesa durata millenni di uscire da tenebre più profonde e radicate di quelle che sembrano avvolgere il mondo in seguito alla pandemia da Covid-19: “la luce splende nelle tenebre, e le tenebre non l’hanno vinta”.

Il Prologo di Giovanni, che leggeremo nella Messa del giorno di Natale, è un testo straordinario, che comprende così tanto del nucleo della nostra Fede, che nell’antico rito tridentino veniva letto ogni giorno (salvo eccezioni) al termine della celebrazione, in stretto collegamento con la Benedizione finale.

I contenuti più strettamente “teologici” sono di sicuro importantissimi, ma è altrettanto importante osservare anche che in queste frasi così profonde ed “alte” compaiono parole (o, potremmo dire, “verbi”) che ci parlano della nostra vita di ogni giorno: accogliere, riconoscere, abitare, carne, sangue.

La parola carne rappresenta la nostra umanità con le sue contraddizioni. Apparentemente contraddittorio può sembrare anche il grande mistero dell’amore di Dio, per cui il Verbo si fa carne perché gli uomini, non più generati da volere di carne, siano nuovamente generati come figli di Dio.

Per chi si occupa delle persone in difficoltà e in cammino hanno poi un valore speciale i verbi riconoscere, accogliere/non accogliere, venire ad abitare. Anche il Verbo ha compiuto un viaggio lungo e difficile, se così si può dire. Non si tratta solo della fuga verso l’Egitto, simbolo della Fondazione Migrantes, ma soprattutto del viaggio del Figlio di Dio verso l’immenso Egitto costituito dal nostro mondo.

Venire ad abitare in mezzo a noi significa anche venire ad abitare dentro di noi, per trasformare i cuori di pietra in cuori di carne e i cuori di carne in cuori che si conformano a quello di Dio, così che nessuno sia più “non riconosciuto” e “non accolto”. (d. Mirko Dalla Torre)

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