Buon Natale!

24 Dicembre 2020 – Siamo ormai arrivati alle “porte” del Santo Natale. Viviamo oggi il culmine del tempo dell’attesa che ci fa dirigere verso il luogo dove Gesù è voluto nascere “perché non c’era posto per loro nell’albergo” (Luca 2, 7): una grotta, fredda ma “ricca di calore”, quello dell’amore di Maria e Giuseppe per il Bambino e quello portato dai pastori, pronti ad accogliere Colui che nasce per noi e ad annunciarlo al mondo.

Nessuno deve restare escluso da questo annuncio.

Questo monito rimane valido anche oggi, soprattutto in questo tempo di pandemia in cui poveri ed indifesi rischiano più del solito di rimanere ai margini. Per questo papa Francesco ha fatto sentire in maniera forte la sua voce, invitandoci a non rimanere indifferenti verso le angosce e le sofferenze di tanti uomini, donne e bambini che vivono la loro vita nella difficile condizione di migranti. Il Papa ci esorta ad essere attenti agli ultimi senza farci troppe domande, e ad opporci con decisione a quella “cultura dello scarto” che spesso prevale nel nostro mondo.

“La pandemia sembra aver sospeso ogni ambito della vita, ma il Salvatore continua a nascere per noi e in noi: Dio non ci lascia da soli”, scrive oggi il card. Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, aggiungendo che la Natività “c’interpella profondamente. Ci rimanda all’essenzialità dell’esistenza, a ciò che dà senso alla quotidianità, alla bellezza della vita familiare, alla qualità delle relazioni, alla capacità di accogliere Cristo nel nostro cuore”.

Nel corso del 2020 molte persone sono “state visitate da sorella morte, altre sono rimaste sole, altre ancora hanno perso il lavoro e vivono in una condizione di grande precarietà. Questa sofferenza innocente c’interroga e ci aiuta a meditare sul dono della vita”. Un dono da salvaguardare sempre. Allora, continuiamo a guardare con premura alle vicende complicate e dolorose che ogni giorno vivono tante persone giunte in Italia da ogni angolo della terra, ed insieme ad esse, a quelle dei nostri connazionali che vivono all’estero, anche loro lontani dalle loro famiglie. E continuiamo a guardare anche al mondo dei Rom e dei Sinti, e alle famiglie dello Spettacolo viaggiante, che in questo tempo sono prive di reddito, poiché l’emergenza sanitaria ha tolto loro ogni possibilità di lavoro e di guadagno.
In questi giorni così speciali, cerchiamo ancor di più che ci sia un po’ di  posto per loro nell’ “albergo” del  nostro cuore. (Raffaele Iaria)

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