Mons. Meini: “sensibili miglioramenti, ma ancora non ne siamo fuori” dalla pandemia

1 Dicembre 2020 – Roma – Si è aperto, questa mattina in video conferenza, il Consiglio Permanente della Cei presieduto da mons. Mario Meini, vice presidente della Cei. Il presule ha voluto rivolgere un pensiero e “un abbraccio ideale al cardinale presidente Gualtiero Bassetti”, rendendo grazie al Signore per la sua felice guarigione” e ringraziando “tutto il personale sanitario dell’Azienda ospedaliera di Perugia ‘Santa Maria della Misericordia’ e del Policlinico universitario Agostino Gemelli di Roma, per l’amore e la professionalità con cui si sono presi cura di lui e di tutti gli ammalati”. “Continuiamo a pregare per tutti quelli che si trovano nella prova e nella sofferenza, con la certezza che Dio Padre non abbandona i suoi figli. Assicuriamo – ha quindi detto mons. Meini – anche la nostra vicinanza e la nostra ammirazione a tutti i medici e agli operatori sanitari, che stanno vivendo appieno la loro vocazione nella custodia del fratello malato e sofferente”. Mons. Meini ha rivolto anche “un particolare saluto” all’arcivescovo Renato Boccardo, “che ha lungamente combattuto il virus e che oggi è nuovamente in riunione con noi”: “Ci rallegriamo con lui e con coloro che hanno potuto superare questa difficile prova”. E parlando dei dati della pandemia evidenzia che “rilevano sensibili miglioramenti, ma ci dicono che ancora non ne siamo fuori”. Da qui l’invito a “non venir meno la responsabilità e la prudenza, anzi dobbiamo rinnovare l’impegno verso ‘il valore unico dell’amore’, come ci ricorda Papa Francesco nell’enciclica Fratelli tutti”.  “Mentre alcuni interventi di ordine socio-economico stanno maturando nelle sedi istituzionali, i cristiani – ha detto ancora il vice presidente della Cei – sono chiamati, insieme a tutti i cittadini, a fare la propria parte: sul piano sanitario rispettando tutte le norme precauzionali anti-contagio; nell’ambito professionale compiendo il proprio dovere; nella sfera personale attendendo responsabilmente ai compiti che spettano a ogni membro della società”. “Papa Francesco – ha proseguito – ci ricorda che siamo sulla stessa barca e che solo insieme potremo uscire bene da questa impervia fase della storia”. “Nonostante le fatiche di questa fase storica, abbiamo tanti esempi positivi di dedizione al prossimo. Esperienze che spesso nascono nelle nostre parrocchie e si concretizzano in attenzioni educative, gesti di gratuità, iniziative solidali verso i più fragili, proposte culturali per leggere i segni dei tempi. Si moltiplicano i ‘semi di speranza’ che, come comunità cristiana, siamo chiamati a saper vedere e valorizzare, collaborando a diffondere una cultura che chiede fiducia nel domani”.

“Soprattutto quest’anno l’Avvento e il Natale chiedono uno sguardo nuovo di cura nei confronti delle povertà materiali, psicologiche e spirituali diffuse nella società”, ha detto ancora mons. Meini secondo il quale “le povertà vecchie e nuove impongono un coinvolgimento attivo, scevro da ogni fatalismo, capace semmai di generare dedizione verso chi è nel bisogno”. E parlando del Natale ha ricordato che in questi giorni “ha avuto notevole risonanza mediatica la questione degli orari delle celebrazioni natalizie, particolarmente l’ora della Messa nella notte di Natale”. Citando il recente “Messaggio alle comunità cristiane in tempo di pandemia”, mons. Meini ha detto che se le liturgie e gli incontri comunitari “sono soggetti a una cura particolare e alla prudenza, ciò non deve scoraggiarci: in questi mesi è apparso chiaro come sia possibile celebrare nelle comunità in condizioni di sicurezza, nella piena osservanza delle norme”. “Siamo certi che sarà così anche nella prossima solennità del Natale e continuerà ad essere un bel segno di solidarietà con tutti. I tempi di Avvento e Natale costituiscono un’occasione favorevole per trovare spazi di preghiera, capaci di sostenere e dare senso alla vita quotidiana”. E poi la raccomandazione alla “preghiera individuale e comunitaria, comunque intensa, eventualmente anche utilizzando alcune possibilità offerte dalle tecnologie digitali. Il confinamento ha fatto emergere l’opportunità della preghiera domestica, che si è inserita nelle case – talvolta gravate da preoccupazioni per la malattia, il lavoro, la scuola… – favorendo l’incontro tra i coniugi, tra i genitori e i figli, tra le diverse generazioni. Sarà importante dare continuità e moltiplicare queste esperienze, con la famiglia credente che esprime la sua vocazione nel trasmettere la fede”.

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