Don De Robertis alla presentazione del Rim Junior: “contribuire a realizzare il sogno di fraternità umana che Papa Francesco ci ha consegnato nella sua ultima enciclica”

27 Novembre 2020 – Modena – L’edizione del 2020 del Rim Junior tratta in particolare il tema degli stereotipi che hanno condizionato l’esperienza migratoria dei nostri connazionali. Lo ha detto questa mattina il Direttore generale della Fondazione Migrantes, don Giovanni De Robertis, introducendo la presentazione del Rim Junior 2020 all’interno della quinta edizione del Festiva della Migrazione che si è aperto ieri in modalità online sul sito www.festivalmigrazione.it e sul profilo facebook del Festival.

Nel Rapporto si trovano tante notizie e molte storie. Alcune “vi sorprenderanno, altre vi faranno sorridere, altre ancora vi lasceranno con l’amaro in bocca. Scoprirete quante volte la cattiveria e l’odio sono stati rivolti a noi italiani, ai nostri avi partiti nel secolo scorso o ai nostri parenti che li hanno seguiti nel Terzo Millennio, per il semplice fatto di essere immigrati in terra straniera”. Don De Robertis ha citato Jean-Paul Sartre che affermava che ogni essere umano è situato nel tempo e nello spazio e che ognuno di noi è insieme significante, cioè attribuisce un senso alla propria esistenza, e significato cioè è anche, contemporaneamente, il prodotto del contesto e degli altri. Questo significa – ha detto il direttore Migrantes – che lo “straniero”, il “negro”, lo “zingaro”, li “creiamo noi”. Per don de Robertis “fare memoria della storia della emigrazione italiana, ricordare il tempo in cui gli immigrati eravamo noi, le offese di cui eravamo fatti oggetto, e che oggi sono rivolte ad altri che si trovano a vivere gli stessi drammi di chi si spostava dall’Italia un tempo, non è una operazione neutra” che conclude con l’augurio che “il nostro RIM junior possa contribuire a realizzare quel sogno di fraternità umana che papa Francesco ci ha consegnato nella sua ultima enciclica: ‘Consegno questa Enciclica sociale come un umile apporto alla riflessione affinché, di fronte a diversi modi attuali di eliminare o ignorare gli altri, siamo in grado di reagire con un nuovo sogno di fraternità e di amicizia sociale che non si limiti alle parole’

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