Fidanzamento, tempo di Grazia

29 Ottobre 2020 – Roma – I fidanzati sono ripetutamente invitati dalla parola di Dio a nutrire e potenziare il loro fidanzamento con un amore casto, e gli sposi la loro unione matrimoniale con un affetto senza incrinature. (Costituzione Pastorale Gaudium et Spes, n. 49 – 7 dicembre 1965)

“Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore” (GS 1). Sono le prime famose e fondamentali parole della Costituzione Gaudium et Spes sulla Chiesa nel mondo contemporaneo. Un approccio tanto nuovo quanto atteso, maturato in seno al Concilio dopo un lungo discernimento. In questo contesto, a partire dall’uomo e per l’uomo, il primo ambito, o “problema” affrontato dal documento nella sua seconda parte, è “la dignità del matrimonio e della famiglia e sua valorizzazione”. Un ampio capitolo che affronta organicamente tutti i numerosi aspetti del tema a partire dalla collocazione del matrimonio nella società contemporanea e la sua santità. È a questo punto che si trova il riferimento ai fidanzati, insieme agli sposi, quali protagonisti dell’amore coniugale. Non può sfuggire quanto sia significativo che i padri conciliari abbiano voluto coinvolgere anche chi è in procinto di sposarsi fra coloro che vivono l’amore coniugale. Quello del fidanzamento è, in effetti, uno speciale tempo di Grazia e se oggi esso viene vissuto in ambito ecclesiale come un fondamentale periodo di discernimento lo dobbiamo proprio anche alla valorizzazione che il Concilio gli ha attribuito. Gli stessi itinerari di preparazione al matrimonio che è necessario seguire presso le parrocchie per poter sposarsi, vedono la luce solo nella stagione postconciliare e sono uno dei frutti di questo evento così importante per la storia della Chiesa. L’invito è quello di affidarsi all’ascolto della Parola di Dio, ovvero cercare nelle pagine della Bibbia quei testi che rispondono alle domande che i fidanzati si possono porre nel loro cammino di avvicinamento al matrimonio e poi “nutrire e potenziare il loro fidanzamento con un amore casto”.

Che cosa può significare per noi questa espressione?

Oggi si è alzata molto l’età media in cui le coppie si sposano e spesso i fidanzati giungono alle nozze dopo un periodo più o meno lungo di convivenza. La castità del loro amore, pertanto, più che nella sola astinenza sessuale, va cercata nella capacità di andare oltre l’egoismo che sempre aggredisce la nostra capacità di amare, significa porsi nei panni dell’altro, crescere nella dimensione del dono e in quella della fecondità del rapporto, una fecondità che viene prima e a prescindere dalla fertilità biologica. Ai futuri sposi è chiesto di potenziare il loro amore attraverso un percorso di purificazione, di ascesi, di conoscenza sempre più approfondita dell’altra persona ma anche del mistero grande che il matrimonio significa nel disegno della Salvezza. Come ad una fonte di acqua inesauribile i coniugi possono “rivolgersi” al loro matrimonio che è sacramento di cui Dio stesso è autore. Agli sposi, infatti, viene chiesto di alimentare la loro unione con un affetto senza incrinature. Quella che emerge come elemento comune è la progressività del cammino a cui sono chiamate le coppie cristiane. Non ci si sposa per un colpo di fulmine, o non solo per quello, né si può pensare che il giorno delle nozze possa essere il più bello (fra i tanti di una vita): fidanzamento e nozze sono tappe di un percorso destinato a durare tutta una esistenza, nella fedeltà, in un progressivo avvicinamento alla santità che è vocazione di ogni cristiano. Una posta in gioco molto alta proporzionata alla quale è l’attenzione è la cura che le nostre comunità cristiane sono chiamate ad esercitare con i fidanzati e, poi, nel prosieguo della formazione, con le giovani coppie di sposi. La Chiesa è fatta dalle famiglie, anzi è una famiglia di famiglie ed è proprio a partire dagli assunti del Concilio che oggi lo possiamo testimoniare con convinzione, così come vedremo proseguendo a leggere Gaudium et Spes. (Giovanni M. Capetta – Sir)

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