Card. Bassetti: la Campagna “Liberi di partire, liberi di restare”, è stata “un luogo di testimonianza di libertà, di solidarietà, di giustizia, di democrazia, di pace”

14 Ottobre 2020 –

Roma – La campagna della CEI, “Liberi di partire, liberi di restare”, è stata “un ‘segno dei tempi’, un luogo di testimonianza di libertà, di solidarietà, di giustizia, di democrazia, di pace. È stata un cammino che, in questi tre anni, ha visto protagonisti i migranti e, insieme a loro, operatori, volontari, religiosi, religiose, sacerdoti e laici, in Italia e all’estero”. Lo ha detto questa mattina il Card. Gualtiero Bassetti, presidente della Conferenza Episcopale Italiana, nell’omelia della messa che ha aperto l’evento conclusivo della campagna “Liberi di partire, liberi di restare”.  Attraverso i tanti progetti avviati nei Paesi di partenza dei flussi migratori, di transito e di arrivo, la campagna – ha detto il porporato – ha promosso “uno sviluppo umano integrale” per ‘tutti gli uomini e tutto l’uomo’, a livello familiare e comunitario. La nostra iniziativa ha permesso anche di sperimentare nuove piste di azione, di favorire una maggiore consapevolezza del dramma delle migrazioni, di realizzare iniziative concrete in diversi settori, come l’educazione, la formazione professionale, l’inclusione lavorativa, la tutela dei minori. Si è trattato di un lungo cammino di condivisione di storie e di iniziative che hanno cercato di gettare uno sguardo e porgere l’aiuto possibile sul vasto fenomeno delle migrazioni, che interessa da sempre il bacino del Mediterraneo, ma che ormai è divenuto un fenomeno planetario, con milioni di persone in tutto il mondo che sono alla ricerca di una vita migliore”. “Spiace – ha detto quindi il Card. Bassetti – constatare che molte volte le parole che vengono dal mondo sono di chiusura ed esclusione, se non addirittura aggressive”, come ha ricordato anche papa Francesco nella sua enciclica “Fratelli tutti”. 

Il Presidente della CEI, dopo aver citato alcuni passaggi dell’Enciclica ha detto che “tra le opere di giustizia sulle quali verremo giudicati vi è anche quella dell’accoglienza nei confronti degli stranieri. Lo si legge nella grande scena del capitolo venticinquesimo del Vangelo di Matteo, quella in cui il Figlio dell’uomo, il re, dirà a coloro che si trovano alla sua sinistra: ‘Ero straniero e non mi avete accolto’ (Mt 25,43). Certo, quanto sta accadendo oggi in Italia, nel Mediterraneo, in Europa, è molto diverso dalla situazione a cui si riferiva Gesù, ma vale sempre la stessa regola, quella della giustizia e dell’amore, di cui ha detto il Signore”. “Certo – ha scritto il papa nell’Enciclica Fratelli tutti –  l’ideale sarebbe evitare le migrazioni non necessarie e a tale scopo la strada è creare nei Paesi di origine la possibilità concreta di vivere e di crescere con dignità, così che si possano trovare lì le condizioni per il proprio sviluppo integrale. Ma, finché non ci sono seri progressi in questa direzione, è nostro dovere rispettare il diritto di ogni essere umano di trovare un luogo dove poter non solo soddisfare i suoi bisogni primari e quelli della sua famiglia, ma anche realizzarsi pienamente come persona”. Parole “vere”. “ecco perché ha spiegato – oggi siamo qui a riflettere su ‘Liberi di partire, liberi di restare’, un’occasione preziosa non solo per la nostra Chiesa, ma per tutta la società, che ha profondamente bisogno di agire concretamente e con giustizia, e di avere informazioni corrette, riconoscendo non solo la complessità dei problemi riguardanti le migrazioni, ma anche ricordando a tutti che – come si legge nel progetto della campagna – ‘i migranti sono un valore e un tesoro per le città e i paesi’. Perché questo venga riconosciuto, certamente, è necessario ‘fare ogni sforzo per integrare’. E siccome ‘la complessità di tale processo implica formazione, dialogo, approcci sussidiari, partecipazione di tutti, inclusione, lungimiranza, programmazione che tenga conto delle esigenze e delle specificità dei territori e delle comunità di accoglienza’, noi vogliamo essere – ha detto ancora il presidente della CEI – presenti in questo processo, e ci siamo già, con le nostre comunità ecclesiali, in prima linea”.  Raffaele Iaria

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