Vangelo Migrante: XXV domenica del Tempo Ordinario (Vangelo 20,1-16)

17 Settembre 2020 – Nel clima di esasperato umanesimo in cui viviamo ‘correggi il tuo fratello’ e ‘perdona al tuo fratello’, sembrano contestare le conquiste più alte dell’uomo: la sua intelligenza e il suo senso di giustizia. Il Vangelo di questa domenica, invece, le conferma.

Un padrone (Dio) esce in più ore del giorno, dal mattino sino al tardo pomeriggio, a chiamare operai a lavorare in quel giorno, per la sua vigna e con ciascuno concorda la paga: 1 denaro per i primi, quel che è giusto per gli altri.

Giunta la sera i primi assunti vengono pagati per ultimi e, giunto il loro turno, contestano al padrone la sua sperequazione: paga uguale per tutti. Un padrone contromano e illogico. Tuttavia, non gli chiedono di aumentare la loro paga ma si lamentano perché agli altri ha dato tanto quanto a loro. La loro mormorazione non è legata ad un bisogno di denaro, in fondo sanno che la loro è una paga congrua e fedele al patto, bensì ad una passione del cuore che, sotto il pretesto della giustizia e della logica, finisce per dare spazio alla mancanza di rispetto e di fraternità.

L’irritante “non posso fare delle mie cose ciò che voglio?” del padrone, serve a spezzare le briglie di una intelligenza e di una giustizia grette e insecchite. La riflessione successiva “o siete invidiosi perché io sono buono?”, serve, invece, a mettere a nudo il loro cuore.

Una giustizia vera, sconfina sempre nella comprensione e nell’amore: “Perché ve ne state qui oziosi?”, chiede il padrone ad alcuni, nel tardo pomeriggio. “Perché nessuno ci ha presi a giornata”, gli rispondono. Ha a cuore la loro vita, anche prima del loro lavoro.

Giustizia davvero umana è quella che non tutela solo chi ha un contratto di lavoro ma è attenta anche alla sofferenza di chi è senza diritti. Non si tratta di stracciare contratti o premiare fannulloni ma si tratta innanzitutto di non giudicare e di mettere tutti in condizione di vivere.

Solo una giustizia ed una intelligenza animate dalla stessa solidarietà che usa Dio sono in grado di mettere tutti gli uomini in condizione di vivere una ‘giornata di lavoro’ (tutta la vita) più umana. Ogni diritto, anche quello umano, e ogni applicazione delle scoperte dell’uomo (il tanto sospirato ‘vaccino’, ad esempio) sciolte da questa passione evangelica, finiranno sempre per escludere qualcuno.

Le nostre esigenze e le nostre realizzazioni storiche durano solo se attingono al fermento inesauribile dei criteri del Vangelo. Parola di salvezza che è per tutti.

Gaetano Saracino

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