Don Arjan Dodaj: arrivo su un barcone, poi cappellano degli albanesi e oggi vescovo

14 Settembre 2020 –

Roma – La notte del 15 settembre del 1993, a 16 anni, Arjan Dodaj lascia l’Albania su una barca affollata da tanti altri ragazzi come lui, in cerca di un futuro migliore in Italia. Esattamente 27 anni dopo essere salpato dal suo piccolo paese d’origine, Lac–Kurbin, il prossimo 15 settembre, quel giovane migrante, che nel nostro Paese ha incontrato la fede, verrà ordinato vescovo, dopo la nomina del 9 aprile scorso ad ausiliare di Tirana– Durazzo. 

“C’è una trama nella mia storia guidata dal Signore – dice con emozione –. Attraversando l’Adriatico, subito dopo la caduta del regime comunista, mi resi conto che stavo portando con me la mia vecchia vita ma che, contemporaneamente, tutto stava cambiando”. Giunto in Italia, don Arjan si stabilisce a Cuneo dove fa il saldatore e “tanti altri lavori nel campo dell’edilizia” e dove incontra, partecipando ad un gruppo di preghiera, la Comunità Casa di Maria, che “mi ha fatto sentire realmente a casa”. Così il futuro vescovo si avvicina alla fede cristiana, “i cui semi erano stati instillati in me da mia nonna, mentre i miei genitori subivano totalmente il regime ateo del comunismo», spiega.

Pochi mesi dopo la sua sistemazione nella provincia cuneese, il 30 ottobre del 1994, Dodaj riceve i sacramenti dell’iniziazione cristiana; quindi, maturata la vocazione sacerdotale, nel 1997 si trasferisce a Roma per la formazione e nel 2003 è ordinato sacerdote da Giovanni Paolo II per la Fraternità dei Figli della Croce. Dapprima assegnato come vicario parrocchiale alla comunità di San Domenico di Guzman, a Tor San Giovanni, don Dodaj nel 2004 diventa cappellano della comunità albanese a Roma e dall’anno seguente viene trasferito nella parrocchia di San Raffaele Arcangelo, dove “ha curato la pastorale dei giovani, lasciando un segno profondo con la sua capacità di essere un vero educatore alla fede”, dice don Alessandro Cavallo, parroco della comunità del Trullo. Il sacerdote fa sapere che “come comunità parrocchiale, in segno di riconoscenza e di affetto, abbiamo donato a don Arjan una bella croce pastorale ma è importante soprattutto aiutarlo a portarla, sostenendolo nel suo nuovo incarico con la preghiera”. 

Dal 2017, su richiesta dell’arcivescovo di Tirana George Anthony Frendo, Dodaj ha fatto ritorno nel suo Paese come sacerdote fidei donum, per “essere anche in quei luoghi, vera terra di missione, testimone efficace specialmente per i giovani, in virtù della sua chiarezza di giudizio di fede”, sottolinea il superiore della comunità Casa di Maria don Giacomo Martinelli. Don Dodaj esprime “gratitudine per il nuovo incarico cui Papa Francesco mi ha chiamato” e lo affida a Maria, “presenza centrale nella mia vita, autentica luce nel mio ministero”. Per questo il motto episcopale scelto recita “Ecce Mater tua”, “testamento e dono di Gesù sulla croce”, dice. Ancora, don Arjan sottolinea “la grazia di essermi formato nella Chiesa di Roma, respirando quella vera cattolicità che mi aiuterà ad allargare lo sguardo, facendomi vero servo di Cristo”. Proprio per ricordare il legame del sacerdote albanese con la Chiesa romana, alla sua ordinazione episcopale sarà presente, quale concelebrante, il vescovo ausiliare della diocesi mons. Gianpiero Palmieri, delegato Migrantes della Conferenza Episcopale del Lazio. (M.A. – RomaSette)

Temi: