Papa Francesco: cambiare il modo di vedere e raccontare la migrazione

10 Settembre 2020 – Città del Vaticano – “E’ fondamentale cambiare il modo di vedere e raccontare la migrazione: si tratta di mettere al centro le persone, i volti, le storie. Ecco allora l’importanza di progetti, come quello da voi promosso, che cercano di proporre approcci diversi, ispirati dalla cultura dell’incontro, che costituisce il cammino verso un nuovo umanesimo. E quando dico ‘nuovo umanesimo’ non lo intendo solo come filosofia di vita, ma anche come una spiritualità e uno stile di comportamento”. Lo ha detto questa mattina Papa Francesco ricevendo i partecipanti al progetto europeo “Snapshots from the Borders” (Voci ed esperienze dai confini), guidati dal sindaco di Lampedusa e Linosa, Salvatore Martello. Il papa ha rivolto un appello affinchè non si rimanga “indifferenti alle tragedie umane che continuano a consumarsi in diverse regioni del mondo. Tra queste ci interpellano spesso quelle che hanno come teatro il Mediterraneo, un mare di confine, ma anche di incontro di culture”. “Il vostro è un progetto lungimirante”, ha sottolineato il Papa in quanto “si propone di promuovere una comprensione più profonda della migrazione, che permetta alle società europee di dare una risposta più umana e coordinata alle sfide delle migrazioni contemporanee”.

Lo scenario migratorio attuale è “complesso” e spesso presenta “risvolti drammatici. Le interdipendenze globali che determinano i flussi migratori sono da studiare e capire meglio. Le sfide sono molteplici e interpellano tutti”, ha quindi aggiunto il pontefice che ha anche rocordato l’Incontro con i Vescovi del Mediterraneo, che si è svolto a Bari nel febbraio scorso. E di fronte a queste sfide “appare evidente come sono indispensabili la solidarietà concreta e la

responsabilità condivisa, a livello sia nazionale che internazionale”. L’attuale pandemia ha evidenziato “la nostra interdipendenza: siamo tutti legati, gli uni agli altri, sia nel male che nel bene”, aveva detto il papa lo scorso 2 settembre durante l’Udienza generale. Per Papa Francesco le frontiere, da sempre considerate come “barriere di divisione”, possono invece diventare “finestre”, spazi di “mutua conoscenza, di arricchimento reciproco, di comunione nella

diversità; luoghi in cui si sperimentano modelli per superare le difficoltà che i nuovi arrivi comportano per le comunità autoctone”. Da qui l’incoraggiamento a “lavorare insieme per la cultura dell’incontro e della solidarietà”.

R.Iaria

 

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