Mons. Lorefice: il nostro Mediterraneo torni ad essere uno spazio di pace e di concordia tra i popoli. Un mare dolce, un mare ospitale”

15 Luglio 2020 – Palermo – “Consentimi, nostra cara Santuzza, stasera di volgere lo sguardo a questo mare, al Mediterraneo”. È “lo stesso mare nel quale oggi finiscono le vite e le speranza di tante donne e di tanti uomini dell’Africa e dal Medio Oriente, spinti dalla fame e dalla guerra verso il nostro Occidente e sottoposti per questo ad un esodo disumano: abbandonati nel deserto, catturati e torturati nei campi di concentramento libici, lasciati morire in mare o magari crudelmente respinti”. Lo ha detto, ieri sera, l’arcivescovo di Palermo, mons. Corrado Lorefice, nel suo discorso alla città in occasione del Festino di santa Rosalia. “Apro il mio cuore davanti a te stasera, cara Santuzza nostra, perché la pandemia sembra essere diventata un motivo ulteriore di disinteresse, di chiusura e di respingimento. Come se il nostro malessere fosse una scusa buona per chiudere la porta in faccia a quanti, ancora una volta da noi – ha detto l’arcivescovo di Palermo –  hanno ricevuto, dopo secoli di soprusi e di rapine, anche il virus che si trova sui barconi. Giorni fa, addirittura, abbiamo avuto l’ardire di rimandare in Libia, nei campi di concentramento, un bambino neonato. È stato il colmo dell’abiezione”. “Devo gridare basta: basta – è stato il monito di mons. Lorefice –  con questo egoismo omicida e suicida! Basta con questa miopia! Se il virus non ci ha insegnato che il destino del mondo è uno solo, che ci salveremo o periremo assieme; se la pandemia ci ha resi ancora più pavidi e calcolatori, facendoci credere di poter salvare il nostro posto al sole, siamo degli illusi, dei poveri disperati. Basta con gli stratagemmi internazionali, con i respingimenti, basta con le leggi omicide”. “L’inferno per questi nostri fratelli – ha concluso –  è diventata, per causa nostra, questa terra. È diventato questo ‘mare salato’ di cui cantava il poeta, salato per le lacrime dei disperati che vi sono affondati senza riparo, senza una mano che li soccorresse, nella distruzione di ogni speranza. Per questo chiedo il tuo sostegno, Rosalia, perché il mare di Palermo, il nostro Mediterraneo, torni ad essere uno spazio di pace e di concordia tra i popoli. Un mare dolce, un mare ospitale”.

Raffaele Iaria

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