Migranti, accordo di collaborazione tra la Comunità di Sant’Egidio e le Scalabriniane

9 Luglio 2020 – Roma – Si rafforza la collaborazione tra la Comunità di Sant’Egidio e la Congregazione delle Suore missionarie di San Carlo Borromeo/Scalabriniane. A Roma, nella sede della Comunità, si è svolto un incontro tra le due organizzazioni nel corso del quale si è tracciato un percorso comune di cammino.  “Le suore scalabriniane hanno dimostrato una ‘giovinezza’ della loro vocazione – spiega Daniela Pompei, coordinatrice delle attività per i migranti della Comunità di Sant’Egidio – Negli ultimi due anni è stata una grande novità per noi la presenza delle scalabriniane, ‘suore itineranti anche con pochi mezzi’, che è poi lo spirito della comunità di Sant’Egidio. Vogliamo essere insieme, lì dove c’è bisogno. Lo spirito è di accompagnare, di essere vicine al momento del bisogno, con l’idea di integrare.  Curiamo il progetto dei Corridoi umanitari, che nasce per bloccare il flusso dei trafficanti di uomini e per dire che è possibile da una parte entrare legalmente e che le comunità cattoliche possano assumere l’accoglienza. E’ una risposta all’appello del Papa dal 2013 in poi con il suo primo viaggio di Lampedusa e lo abbiamo iniziato a proporre insistentemente, senza mai demordere. Abbiamo voluto aprire piccoli varchi e continueremo a farlo. Possiamo portare avanti tanti progetti: siamo molto impegnati sul tema della regolarizzazione per far emergere il diritto e, allo stesso tempo, per far emergere le persone. Avere i documenti per un migrante vuol dire nascere di nuovo”.

“Monsignor Giovanni Battista Scalabrini intuì che la mobilità sarebbe diventato il fenomeno fondamentale della vita umana – ha commentato Gianni La Bella, della Comunità di Sant’Egidio – Il suo è stato un carisma anticipatore nella Chiesa. Chiedeva di mettere preti nei porti, cosa che all’epoca c’era chi non capiva. A partire dall’incontro con i migranti abbiamo creato tante strade nuove e abbiamo scritto una pagina dell’impegno della Chiesa nel nostro mondo contemporaneo. Sentiamo il desiderio di ‘contagiare’ tante altre Congregazioni religiose. Dobbiamo rendere ancora di più forte questa nostra alleanza tra la Comunità e la Congregazione delle Scalabriniane. Insieme dobbiamo fare uno sforzo gioioso per una maggiore integrazione tra di noi facendo rete, connessione, coinvolgendo in questo grande abbraccio tanti altri. La vita religiosa deve assumere la sfida dei migranti come una chiamata evangelica per la vita di oggi. Scriviamo il secondo capitolo della nostra storia di amicizia, tanti ne dovremo continuare a scrivere”.

“Abbiamo accolto con immensa gioia l’invito della comunità di Sant’Egidio, a cui abbiamo risposto prontamente, poiché abbiamo grande considerazione e apprezzamento per il lavoro che la comunità svolge ‘uscendo’ verso le periferie umane ed esistenziali, servizio riconosciuto internazionalmente per la dedizione, per la serietà e l’impegno con i poveri, con i migranti, i più vulnerabili della società – spiega la Superiora generale delle Suore scalabriniane, suor Neusa de Fatima Mariano – Accogliamo ciò come una valida opportunità che certamente rafforzerà ancor di più la collaborazione tra le nostre Istituzioni, impegnate e coinvolte con i migranti e i rifugiati, riconosciute e credibili nella Chiesa e nella società civile per la missione che realizziamo nella promozione e nella difesa della vita”. “Nella nostra attività missionaria valorizziamo molto la prossimità, l’essere insieme, l’essere migrante con i migranti e con i rifugiati e in particolar modo con le donne e i bambini in cerca di protezione a causa di situazioni di rischio, di violazioni e di vulnerabilità, soprattutto nei luoghi di frontiera, dove le popolazioni sono maggiormente segnate da violazioni dei diritti, da minacce alla dignità delle persone”.

Suor Milva Caro, superiora della Provincia San Giuseppe (che sovraintende all’area europea), ha illustrato l’attività delle suore scalabriniane in Europa e ha ricordato come proprio “un anno fa iniziava una collaborazione con la Comunità di Sant’Egidio con l’accoglienza a Fiumicino di una famiglia venuta in Italia grazie ai corridoi umanitari. Dopo un anno è nata una bambina e ora li aiuteremo a spiccare il volo, felici di vedere la loro speranza”. Suor Eleia Scariot, brasiliana, ha raccontato l’esperienza del progetto di semiautonomia “Chaire Gynai”, che vede un progetto per donne rifugiate e per i loro figli. A Roma ci sono due case coinvolte in questa iniziativa, voluta da Papa Francesco. “Finora abbiamo accompagnato circa 50 persone. Ci attiviamo seguendo i quattro verbi del Pontefice, accogliere, proteggere, promuovere e integrare – ha spiegato suor Eleia – La Comunità di Sant’Egidio è una grandissima risorsa per noi in questo progetto, per la segnalazione di potenziali partecipanti”. Suor Stella John Joseph, indiana, ha illustrato le attività di Assmi, un’associazione che a Roma gestisce un centro culturale per migranti, con corsi di lingua, informatica, che promuove progetti per l’integrazione. L’occasione è stata anche quella per presentare anche le attività delle suore scalabriniane a livello internazionale. E’ stata Suor Ana Silvia Zamin, brasiliana, a raccontare le attività della Casa Mambre di Città del Messico. “Il migrante è una benedizione per noi. Lì lavoriamo anche con persone vittime di violenza,  è uno spazio dove possono recuperare sia a livello fisico e psicologico e riorganizzare il loro progetto di vita”, ha raccontato, descrivendo anche il lavoro di Tijuana, alla frontiera con gli Stati Uniti d’America. Suor Janete Ferreira, brasiliana, ha descritto la situazione delle case d’accoglienza dell’America Centrale e del Sud, e della gestione dei migranti venezuelani che stanno chiedendo aiuto al Brasile.

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