Il volto del pastore

8 Giugno 2020 – Loreto – Loreto: i fedeli uscivano lenti dalla Basilica, ancora intorpiditi dal lungo lockdown, a tutte le messe di domenica 31 maggio. Erano numerosi, nonostante tutto. Mascherina sul volto, aria incerta, ma distesa, guardie del corpo in livrea blu presso le porte più numerose del solito. Maria, la “donna del sì” – donna forte e fedele in ogni vicissitudine – all’interno, li aveva consolati. Era come se avesse strappato  loro, ad ognuno, un “sì”: un nuovo gesto di fiducia. Un atto di coraggio e di serenità. Sì, in questa tormentata pandemia, venuta quasi come un segno di Dio, “Colui che viene sempre di sorpresa”. Ma tutto concorre al bene, per chi è amato da Dio. Ricominciare, ora, sarà un grande, umile gesto di forza interiore… Uscendo, così,  non immaginavano di imbattersi ancora in un’altra sorpresa. Un segno del cielo. Il beato vescovo Giovanni Battista Scalabrini sorrideva là ad ognuno… Di lui “Padre dei migranti”, ora, alla vigilia della sua festa, – del tanto  atteso incontro con il suo Signore il 1 giugno 1905, solennità dell’Ascensione – veniva consegnato ad ognuno  il suo volto. Un ricordo con il suo bel profilo di pastore, insieme a un messaggio. I suoi sofferti “sì” alla volontà del Padre, le sue infinite preoccupazioni per il gregge, per i suoi migranti che partivano per le Americhe,- con la testa piena di speranza e di vane illusioni – il suo “farsi tutto a tutti”, e i suoi viaggi al Nuovo Mondo per consolarli, avevano scavato il suo volto, come uno scalpello di scultore. L’avevano reso forte e dolce, come non mai. Traspariva misericordia ma, allo stesso tempo, una segreta forza interiore.

“E venne un uomo. Il suo nome era a molti sconosciuto, – diceva il messaggio – amò Piacenza e la sua diocesi, in opere e in parole. La gente, la vita e i problemi che l’abitavano. Ma con il cuore amò coloro che se ne andavano. Perseguitati dalla miseria. Da quel bisogno inarrestabile di essere uomini. Partivano in massa dalla sua terra. E migravano”. Era alla fine dell’800, inizi ‘900. Il suo sguardo si posava pensoso e riflessivo su questa immensa tragedia collettiva per milioni di uomini. Ed erano i nostri italiani. Fondò la Congregazione dei missionari scalabriniani per accompagnare questa avventura migratoria, che lo colpiva fino in fondo all’anima. Oggi, i suoi missionari sono ormai dispersi in 30 nazioni dei 5 continenti per ogni emigrante senza distinzione: latinoamericani, filippini, portoghesi, capoverdiani… oltre che italiani. Il messaggio termina con un grido, una preghiera:  “Con te oggi i tuoi missionari gridano – in nome di Dio – per quanti hanno bisogno ancora di diventare esseri umani. Loro, che hanno perduto una terra. Ma anche voi, che non condividete la vostra. Come fratelli” .

I fedeli, uscendo dal Santuario, ricevevano cosí un messaggio, un volto. E una nuova, forte responsabilità. (p. Renato Zilio, Migrantes Marche) ​

 

 

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