Io sono con voi

25 Maggio 2020 – Città del Vaticano – Siamo ancora nel clima della Pasqua, il Papa parla dalla biblioteca, mentre piazza san Pietro, lentamente, si popola di persone che seguono il Regina Caeli dai grandi schermi, in attesa di vedere Francesco affacciarsi dalla finestra del Palazzo apostolico. Le letture di questa domenica propongono verbi di azione: andare, partire, fare.
Il sepolcro è vuoto, la pietra è accostata di lato, immagine di una porta lasciata aperta, invito a entrare per cogliere la novità di un evento che si fa storia. Abbiamo riflettuto, in questi giorni, sui due discepoli sfiduciati in cammino verso Emmaus; ci siamo trovati davanti l’immagine del buon pastore. Giorni nei quali i Vangeli ci hanno mostrato una continua presenza di Gesù accanto agli apostoli. Nel giorno dell’Ascensione questa vicinanza di Gesù assume un aspetto nuovo: “fu elevato in alto e una nube lo sottrasse ai loro occhi” si legge negli Atti degli Apostoli. È un partire verso il Padre per restare: “uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che di mezzo a voi è stato assunto in cielo, verrà allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo”.
Partire, andare. Nel Vangelo di Marco leggiamo che gli undici andarono in Galilea, “sul monte che Gesù aveva loro indicato”, e là Gesù dice loro di “andare”, di fare discepoli battezzandoli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Sul monte avviene l’ultimo incontro del Signore con i suoi. Il monte, ricorda il vescovo di Roma, “ha una forte carica simbolica, evocativa; è su un monte che Gesù ha “proclamato le Beatitudini; sui monti si ritirava a pregare; là accoglieva le folle e guariva i malati. Ma questa volta, sul monte, non è più il Maestro che agisce e insegna, ma è il Risorto che chiede ai discepoli di agire e di annunciare, affidando a loro il mandato di continuare la sua opera”.
Partire, andare, fare. È questa la Chiesa che Francesco indica dal primo giorno del suo pontificato, una Chiesa in movimento, non statica; una Chiesa ospedale da campo, comunità in uscita, protesa verso l’altro, capace di raggiungere le periferie dell’esistenza.
Si apre l’anno dedicato alla Laudato si’, e il Papa consegna alla Chiesa una preghiera nella quale chiede al Signore di aprile “le nostre menti” e toccare “i nostri cuori, affinché possiamo essere parte del creato, tuo dono”. Chiede, ancora, di aiutarci a mostrare “solidarietà creativa” in questo difficile tempo della pandemia, e di essere accanto alle persone povere e vulnerabili: “fai in modo che riusciamo ad ascoltare e rispondere al grido della terra e al grido dei poveri”. Le sofferenze attuali diano vita a “un mondo più fraterno e sostenibile”. In questa domenica c’è anche un messaggio che Papa Francesco invia ai cattolici cinesi “perché siano forti nella fede e saldi nell’unione fraterna, gioiosi testimoni e promotori di carità e di speranza fraterna e buoni cittadini”.
La festa dell’Ascensione è invito a annunciare, oggi come sempre, il messaggio di salvezza, e a non aver paura perché “io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”. Questo “implica prima di tutto il dovere della testimonianza”, dice il Papa, perché senza testimonianza non si può annunciare. Oggi noi siamo i “discepoli” chiamati “per rendere ragione della nostra fede”. Compito “impegnativo, e pensando alle nostre debolezze, ci sentiamo inadeguati, come di certo si sentirono anche gli Apostoli stessi”. Ma ecco la promessa di Gesù: “io sono con voi…”. Il Signore continua cioè ad essere presente nella nostra storia, ci accompagna, ci guida, ci prende per mano, e ci rialza quando cadiamo, come più volte ha ripetuto il Papa.
Presenza “costante e consolante” quella di Gesù tra di noi, afferma Francesco, che si fa presenza attraverso lo Spirito “che conduce la chiesa a camminare nella storia come compagna di strada di ogni uomo”, e che “opera la remissione dei peccati e santifica tutti coloro che, pentiti, si aprono con fiducia al suo dono”. Si tratta di un altro stile di presenza nel mondo, evidenzia il Papa, appunto “lo stile del Risorto, cioè una presenza che si rivela nella Parola, nei Sacramenti, nell’azione costante e interiore dello Spirito Santo”. Da qui derivano “la nostra forza, la nostra perseveranza e la nostra gioia”.

Fabio Zavattaro

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