Storie di immigrati e rifugiati in tempi di lockdown

14 Maggio 2020 – Roma – Quella che stiamo vivendo è un’epidemia passata alla lente di ingrandimento attraverso una comunicazione capillare grazie anche ai social, che non solo stanno unendo a ‘distanza’ le persone, ma sono interpreti e messaggeri di tante storie.

Il sito internazionale ODI 60 years of impact (Overseas Development Institute) è il principale think tank globale indipendente del Regno Unito che si occupa già da qualche anno dello sviluppo internazionale e umanitario su scala globale, riportando storie, date e cifre.

Al Covid-19 ha dedicato una sezione con avvenimenti che riguardano migranti e rifugiati dal titolo molto significativo “Lavoratori Chiave. Contributo dei migranti alla risposta COVID-19”. Infatti scorrendo le pagine si legge “I rifugiati e gli altri migranti fanno parte della forza lavoro globale dei lavoratori essenziali che rispondono alla pandemia di Covid-19: ogni giorno salvano vite e contribuiscono alle nostre economie e società.

Con una grafica essenziale, ma molto esplicativa, un ramoscello stilizzato con alle estremità dei puntini rossi, che indicano le notizie o le storie riportate, cliccandoci sopra l’utente ha la possibilità di andare a leggere, attraverso altri 5 ramoscelli, le notizie sull’Europa, il Nord America, l’Asia-Oceania, l’America Latina e l’Africa.

Per l’Europa sono 32 le storie suddivise tra: assistenza sanitaria – cibo e agricoltura – immigrazione – ospitalità. Se si clicca sul cerchietto ‘ospitalità’ ci sono due storie: una riguarda i migranti e rifugiati che nel Regno Unito consegnano pacchi alimentari per conto di una organizzazione benefica a persone senza rete di sostegno; l’altra racconta di un villaggio nei Paesi Bassi in cui alcuni richiedenti asilo disinfettano i carrelli della spesa nei supermercati. Cliccando sul cerchietto ‘cibo e agricoltura’ sono sei le storie che emergono, tra queste si legge che la Spagna ha autorizzato l’assunzione temporanea di migranti e disoccupati per sopperire alla mancanza di lavoratori agricoli. Per l’Italia si viene rimandati al link della pagina del theguardian.com, che ha dedicato un servizio alla cooperativa Barikama costituita nel 2011 da ragazzi immigrati africani. La cooperativa si trova a Martignano a poche decine di chilometri da Roma, oltre ai prodotti agricoli produce anche lo yogurt. Nel periodo di lockdown i ragazzi hanno raccontato di lavorare il doppio per non far mancare sulle tavole dei loro clienti la genuina produzione. Cheikh, uno dei soci, arrivato dal Senegal nel 2007, ex giocatore di football ed ex studente di biologia all’università, con orgoglio afferma “È una cosa meravigliosa che stiamo aiutando a nutrire la comunità in questi tempi terribili”.

 

Nicoletta Di Benedetto

Temi: