Vangelo Migrante: la domenica di Pasqua

11 Aprile 2020 – Splende una luce nuova. La morte è stata vinta. La vita fiorisce.

Cos’è tutto questo fermento? L’uscita dalla quarantena? Le attività sociali ed economiche che riprendono? No. Ci si permetta: queste e altre buone notizie non potranno mai avere il peso rivoluzionario della Resurrezione di Gesù.

Tutto il mistero

Purtroppo anche dalla Resurrezione si gira alla larga perché essa è un mistero che si completa solo se accolto per intero: la dimensione del servizio (la lavanda dei piedi del giovedì Santo) e quella della croce (il venerdì Santo) sono parte integrante. Il mistero Pasquale non è una eroica vittoria di un superuomo in guerra contro tutti ma è il dono della vita oltre la morte, oltre ogni morte, che Dio fa all’umanità attraverso Suo Figlio. E proprio perché non è campata per aria, in quella vittoria sono presenti i segni dell’umano: il servizio e la croce.

In questo senso la Speranza del cristiano vive sempre: perché Colui che è per sempre crocifisso è per sempre risorto. Così le nostre vicende: se è vero che il dolore e tutte le sue conseguenze non ci lasciano mai, è altrettanto vero che quel dolore è stato vinto per sempre … C’è la prova: la Resurrezione, appunto.

Un mistero per tutti

L’esplosione di gioia dei cristiani non è una pia devozione ma un mistero che contagia tutti e non lascia indifferente nessun uomo. Questo è il fine e la fine del tempo Pasquale che ci accompagnerà per cinquanta giorni: “andate e ditelo a tutti”. Nessuno escluso.

Mi sono chiesto più volte il senso profondo di questo mandato di Gesù. La maggior parte degli uomini sulla terra non lo sa o vive senza saperlo. Eppure in tutta l’umanità vivono i segni della Resurrezione. Ci sono. Sono del Dio di Gesù Cristo. E sono partecipati a tutti.

I segni universali della Resurrezione

La Resurrezione è un unicum nella storia delle religioni. Nessuna religione ha mai contemplato un Dio che è morto. Il fondamento del cristianesimo non è un postulato vincente a priori. Tutt’altro. La Resurrezione è la storia di un Dio che cammina con gli uomini. Non con pensieri speculativi, dimostrazioni teoriche o deduzioni logiche ma con la testimonianza dei suoi discepoli. E ad ogni uomo giungono i suoi effetti anche quando l’uomo non sa nemmeno il perché: curare gli ammalati, accogliere il forestiero, visitare il carcerato, dar da mangiare a chi ha fame, istruire, vestire, seppellire i defunti…, sono segni di Resurrezione che i cristiani non hanno dedotto dalla saggezza o dall’istinto umano ma dalla Resurrezione e li hanno condivisi con tutti. E tutti li usano, anche ignorandone l’origine. Lo stiamo vedendo particolarmente in questi giorni. La morte non ha l’ultima parola ma la penultima. La vita ha vinto.

Il dono di Dio e la testimonianza dei discepoli

Un prodigio così grande è un dono di Dio all’umanità. Il più grande. Ma ha comunque bisogno della testimonianza dei discepoli perché sia credibile agli uomini. È stata questa la missione affidata agli Apostoli. È in questo che vengono battezzati tutti gli altri cristiani. La testimonianza è tutt’altro che facile. Quale testimonianza rendere? Come renderla?

Dinanzi allo stesso fatto c’è l’approccio dei discepoli tutt’altro che univoco: c’è l’annuncio di una donna al mattino, la corsa al sepolcro di Pietro e Giovanni più tardi, la paura dei discepoli di Emmaus alla sera, l’incredulità di Tommaso otto giorni dopo. Sarà lo Spirito Santo a modellare la praticità di Pietro, la spiritualità di Giovanni, gli occhi dei discepoli ad Emmaus, la fede e la ragione di Tommaso.

La Resurrezione entra nella vita della Chiesa nascente. Non sono un problema la diversità, l’incompetenza (tanta), l’imperfezione (tantissima), l’indole dei discepoli: il fatto della Resurrezione è innanzitutto dono di Dio. E anche poterlo annunciare è un dono. E come tale va accolto.

Essendo iniziativa di Dio, Lui sa come vivere nel cuore, nella mente e nelle braccia di ciascuno. Annunciarlo a tutti non è presunzione ma urgenza di servire Dio nell’uomo. In ogni uomo.

Questa è la buona Pasqua!

Essa c’è per tutti e per ciascuno! In qualsiasi modo tu la veda!

p. Gaetano Saracino

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