Cei: “migranti sfruttati in molte aree del Paese”

8 Aprile 2020 – Roma – “Per ridare forza e dignità al lavoro dobbiamo curare la ferita dei nostri profondi divari territoriali. Non esiste una sola Italia del lavoro, ma ‘diverse Italie’, con regioni e zone vicine alla piena occupazione – dove il problema diventa spesso quello di umanizzare il lavoro, vivendo il riposo della festa – e regioni dove il lavoro manca e costringe molti a migrare”.

E’ quanto si legge nel messaggio che la Commissione Episcopale per i Problemi sociali e il lavoro della Cei ha rivolto per il prossimo 1 Maggio, festa del Lavoro. Nel messaggio, dal titolo “Il lavoro in una economia sostenibile” si evidenzia che “Costruire un’economia diversa non solo è possibile, ma è l’unica via che abbiamo per salvarci e per essere all’altezza del nostro compito nel mondo. È in gioco la fedeltà al progetto di Dio sull’umanità”. I vescovo invitano ad avere “il coraggio di guardare alla schizofrenia del nostro atteggiamento verso i nostri fratelli migranti: sono sfruttati come forma quasi unica di manovalanza, a condizioni di lavoro non dignitose in molte aree del Paese. Dobbiamo – sottolineano – saper trasformare le reti di protezione contro la povertà – essenziali in un mondo dove creazione e distruzione di posti di lavoro sono sempre più rapidi e frequenti – in strumenti che non tolgano dignità e desiderio di contribuire con il proprio sforzo al benessere del Paese”.

Raffaele Iaria

 

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