Papa Francesco prega per i medici, infermieri e sacerdoti che hanno perso la vita per essere vicino ai malati

24 Marzo 2020 – Città del Vaticano – Negli ultimi giorni sono tanti i medici, sacerdoti e personale sanitario che è morto a causa del Covid19. “Ho avuto la notizia che in questi giorni sono venuti a mancare alcuni medici, sacerdoti, non so se qualche infermiere, ma si sono contagiati, hanno preso il male perché erano al servizio degli ammalati. Preghiamo per loro, per le loro famiglie, e ringrazio Dio per l’esempio di eroicità che ci danno nel curare gli ammalati”, ha detto papa Francesco introducendo la celebrazione mattutina a Casa Santa Marta e diffusa attraverso i media vaticani. Commentando le letture del giorno il Papa ha invitato a riflettere sull’acqua, “l’acqua come simbolo di salvezza, perché è un mezzo di salvezza, ma l’acqua è anche un mezzo di distruzione: pensiamo al Diluvio … Ma in queste letture, l’acqua è per la salvezza”. L’acqua per risanarsi e guarire. E a Gerusalemme, proprio vicino ad una piscina considerata miracolosa, sostavano molti malati “per risanarsi, perché si diceva che ogni tanto si muovessero le acque, come fosse un fiume, perché un angelo scendeva dal cielo a muoverle, e il primo, o i primi, che si buttavano nell’acqua erano guariti”. E lì un uomo sostava da 38 anni. Gesù gli chiede “Vuoi guarire?”. E la risposta è “interessante: non dice di sì, si lamenta. Della malattia? No”, dice il Papa. “’Signore, non ho nessuno che mi immerga nella piscina quando l’acqua si agita. Mentre infatti sto per andarvi – sto per prendere la decisione di andare – un altro scende prima di me’. Un uomo che sempre arriva in ritardo. Gesù gli dice: ‘Alzati, prendi la barella e cammina’. All’istante quell’uomo guarì”. Quell’uomo – dice ancora il Papa –

“era malato al cuore, era malato nell’anima, era malato di pessimismo, era malato di tristezza, di accidia: si lamenta degli altri e non faceva nulla per guarire”. E questo “mi fa pensare a tanti di noi, tanti cristiani che vivono questo stato di accidia, incapaci di fare qualcosa ma lamentandosi di tutto e l’accidia è un veleno, una nebbia che circonda l’anima e non la fa vivere”, dice il Papa. Una “droga perché se tu l’assaggi spesso, piace. E tu finisci un ‘triste-dipendente’, un ‘accidia-dipendente’ … È come l’aria. E questo è un peccato abbastanza abituale tra noi: la tristezza, l’accidia”. Il papa invita quindi a pensare all’acqua, a “quell’acqua che è simbolo della nostra forza, della nostra vita, l’acqua che Gesù ha usato per rigenerarci, il battesimo. E pensiamo anche a noi, se qualcuno di noi ha il pericolo di scivolare su questa accidia, su questo peccato neutrale: il peccato del neutro è questo, né bianco né nero, non si sa cosa sia. E questo è un peccato che il diavolo può usare per annientare la nostra vita spirituale e anche la nostra vita di persone. Che il Signore ci aiuti a capire quanto brutto e quanto maligno è questo peccato”. (R.Iaria)

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