Mci Annecy: quando devi andare nel deserto…

22 Marzo 2020 – Annecy – La Parola di Dio, all’inizio della Quaresima, ci invita ad allontanarci dalla routine quotidiana: “Andate nella vostra stanza più lontana, chiudete la porta e pregate il Padre vostro che è presente nel segreto” (Mt 6,6); “Gesù fu condotto nel deserto dallo Spirito” (Mt 4,1); “Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse via” (Mt 17,1). Forse abbiamo anche cantato: “Signore, con te andremo nel deserto”. Ora siamo nel deserto. Con la crisi del coronavirus, siamo condotti, nostro malgrado, in una forma inaspettata di deserto, e stiamo vivendo un’insolita Quaresima.

Nella Bibbia, il deserto è il luogo della prova. Siamo tutti scossi da ciò che ci sta succedendo. Siamo abituati a un’agenda dove tutto è pianificato in anticipo, dove ogni attività ha il suo posto. Ora i nostri piani sono capovolti: la vita delle famiglie, delle imprese e dei gruppi deve essere riorganizzata. Siamo abituati a muoverci e a stare insieme come vogliamo. Queste sono restrizioni alla nostra amata libertà. Si tratta di difficoltà molto reali per tutti, per non parlare di coloro che sono le prime vittime del coronavirus e di coloro che li stanno curando.

Nella Bibbia, il popolo scopre anche un Dio che sostiene il suo viaggio nel deserto: dona manna per ogni giorno, fa scaturire acqua dalla roccia. Il luogo della prova diventa anche il luogo di una promessa di rinnovamento e di conversione. Il profeta Osea dice di sua moglie: “La condurrò nel deserto e le parlerò a cuore aperto” (Osea 2,16). Nel deserto riscopriamo ciò che è vitale: ogni goccia d’acqua diventa importante. Questo viaggio quaresimale attraverso il deserto ci aiuta a riscoprire ciò che è essenziale e vitale.

La rapida diffusione del coronavirus e le sue conseguenze sottolineano i rapporti tra i diversi continenti, l’interdipendenza tra l’uomo e la creazione, i legami tra il sociale e l’economico. Nella nostra casa comune, “tutto è collegato”. I mezzi utilizzati per limitare e sradicare il virus dimostrano che l’attenzione ai più deboli ha la precedenza sugli interessi economici. Non possiamo vivere questo tempo ripiegati in noi stessi, dimenticando la necessaria fraternità.

La nostra fede cristiana è comunitaria. Poiché gli incontri e le celebrazioni sono impossibili, possiamo sottolineare altre forme di preghiera. Poiché non possiamo partecipare alla celebrazione dell’Eucaristia, forse è giunto il momento di meditare e celebrare la Parola di Dio, di pregare in famiglia, di stare liberamente alla presenza del Signore.

Tutte le iniziative che viviamo individualmente o come famiglia ci portano, in Cristo, più vicini gli uni agli altri. Anche se non abbiamo raduni visibili per un certo tempo, non siamo dispersi; rimaniamo in comunione nello Spirito.

In questo tempo di “deserto”, non saremo mai soli nella preghiera. Rimaniamo uniti a tutta l’umanità: uniti a coloro che sono afflitti dalla malattia e a coloro che si prendono cura di loro; uniti a coloro che, in questo tempo, stanno vivendo le prove della solitudine e della disoccupazione; uniti a coloro che, in tutto il mondo, stanno affrontando tragedie ancora più gravi: i migranti ai confini dell’Europa, vittime del terrorismo, etc.

Il beato Charles de Foucauld, avendo vissuto a lungo nel deserto, ne ha scritto: “Dio è sempre lì con noi, in mezzo a noi. Dio ci parla là, Dio ci guida sempre là… Dio ci stabilisce là in uno stato di santità, ci rende il suo popolo speciale”. (don Pasquale Avena – Resp. Mci Annecy)

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