Mci Mosca: don Caruso scrive alla comunità italiana

19 Marzo 2020 – Mosca – Pubblichiamo la lettera che il responsabile della Missione Cattolica Italiana di Mosca, don Giampiero Caruso, ha inviato alla comunità italiana della capitale russa:

Carissimi, la situazione che si è venuta a creare con la pandemia di coronavirus mi spinge a raggiungere ciascuno di voi con questa lettera. Credo che non possiamo non domandarci: “che cosa ci chiede questo momento drammatico rispetto alla nostra vita, e di battezzati?” A cosa ci chiama Dio in quanto cristiani attraverso questa prova universale? Che testimonianza siamo invitati a dare? Fin dall’inizio della Quaresima mi sono espresso dicendo che questo tempo, invitandoci alla conversione, ci propone di riprendere consapevolezza dell’evidenza d’essere delle creature, cioè fatti, creati in questo momento da un Altro, per cui dipendenti da Uno che Ama il nostro destino e fedele al suo patto d’Amore. Per poter riscoprire questa Verità elementare occorre però il silenzio. La realtà parla nel silenzio. Recita un inno che canto all’inizio della recita delle ore: “Nel silenzio canta il Mistero”. (Inno Lodi: “Prima che sorga l’alba”) Il mondo si sta fermando! Improvvisamente le nostre abitudini sono state stravolte da un nemico invisibile e terribilmente insidioso. È come se il Signore stesse gridando, come griderebbe un padre che vede il proprio figlio in pericolo: “Fermatevi e riconoscete che io sono Dio”. (Salmo 46,10) Fermatevi! Forse la nostra prima responsabilità è di vivere questa circostanza cercandone un senso. In fondo, il vero dramma che si vive attualmente in molte parti del nostro pianeta non è tanto la pandemia, ma le sue conseguenze nella nostra esistenza quotidiana. Il mondo si è fermato: sport, divertimenti, economia, progetti, vacanze. All’improvviso tutto non è più! In Italia e ora anche in altre Nazioni, si è fermata anche la vita religiosa pubblica, la celebrazione pubblica dell’Eucaristia. Qui a Mosca sono impediti tutti i raduni e gli incontri con più persone a questo momento). È come un grande digiuno, una grande astinenza universale, come per una Quaresima universale. Credo che questo arresto forzato ci voglia invitare a riscoprire la bellezza del presente, l’istante da vivere ora, la vera realtà del tempo, e quindi anche la vera realtà di noi stessi, della nostra vita. Ciascuno di noi vive solo nel presente, ma spesso siamo tentati di rimanere attaccati a ricordi del passato che non c’è più o in attesa di un futuro migliore che non c’è ancora e forse non ci sarà mai. Nel salmo 46, Dio ci invita a fermarci per riconoscere la sua presenza in mezzo a noi: “Fermatevi! Sappiate che io sono Dio, eccelso tra le genti, eccelso sulla terra. Il Signore degli eserciti è con noi, nostro baluardo è il Dio di Giacobbe.” (Sal 46,11-12) Il Signore ci sta chiedendo di fermarci; non ce lo impone, ce lo propone. Vuole che ci fermiamo per cercare Lui e restare con Lui liberamente, per scelta, cioè con amore. Non ci ferma con la forza. Vuole che ci fermiamo come ci si ferma davanti alla persona amata, o perché attratti dalla Bellezza. Solo così possiamo render conto che Lui, nell’esperienza, per pura grazia, che è la cosa più importante della vita, che nulla può superare. Fermarci di fronte a Dio significa riconoscere che della sua dolce presenza è gravido l’istante e quindi soddisfa pienamente il nostro cuore, in qualsiasi circostanza e condizione ci troviamo. Questo è lo scopo e il vertice della preghiera, guardare l’istante presente come guardare il volto di Cristo, Dio fatto uomo. Fin dall’inizio della Quaresima vi ho invitati durante le mie omelie a ciò cui sempre siamo invitati, cioè, a tenere fisso lo sguardo su Gesù. È la frase che san Paolo ripete per ben due volte nella Lettera agli Ebrei: «Tenete bene fisso lo sguardo su Gesù» (Eb 3,1). E ancora: «Fissate lo sguardo su Gesù, autore e perfezionatore della fede» (Eb 12,2). Tenere fisso lo sguardo su Gesù è un guardare domandando. Mi sembra che il guardare domandando sia come il vertice dell’umano. Penso che anche i papà e le mamme si commuovano molto di più quando il loro bambino guarda domandando di essere voluto bene che non quando obbedisce a qualcosa che loro gli dicono. Questo guardare domandando è come l’espressione suprema di quello che il cuore dell’uomo può compiere. È per questo che vi invito, soprattutto in questo momento particolare della vita di ciascuno, di riscoprire la bellezza della preghiera personale e familiare. Ad esempio, la recita del Santo Rosario, a Gesù che è presente, che ci conforti, che ci guarisca e ci salvi. La Santa Messa della domenica alle ore 13.30 per il momento continuerò a celebrarla, salvo nuove indicazioni, e allo stesso modo la messa infrasettimanale delle ore 19.30 del mercoledì. A partire da mercoledì 25.03.2020 e tutti i mercoledì a venire, sarò a disposizione per le confessioni, dopo la Santa Messa nella chiesa di San Luigi dei Francesi dalle ore 20.00 alle ore 21.00. Maria, “vita, dolcezza e speranza nostra”, ci doni di vivere con umiltà e coraggio, offrendo sacrifici per la pace e la gioia di tutti i nostri fratelli uomini! (Don Giampiero)

 

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