Siracusa: concluso il corso di formazione “Badabene” per donne straniere

17 Gennaio 2020 – Siracusa – Si è concluso, presso i saloni della parrocchia di S. Rita a Siracusa, il primo corso regionale di formazione per badanti, intitolato ‘BadaBene’. Sono stati conferiti gli attestati di partecipazione a 12 ragazze provenienti da Colombia, Polonia e vari paesi dell’Africa, che hanno frequentato un trimestre di lezioni ed esercitazioni pratiche e superato l’esame finale. Il corso, patrocinato dal Comune di Siracusa, dalla diocesi, dalla Caritas diocesana e dalla Fondazione Migrantes, è nato per iniziativa delle Suore scalabriniane di S. Carlo Borromeo ed è stato tenuto da professionisti di tre settori di competenza: un medico, per la parte igienico-sanitaria, un informatico, relativamente all’uso delle tecnologie informatiche e della comunicazione, un’avvocatessa, per l’ambito giuridico e di educazione civica. La formazione umana e spirituale nonché la guida pratica alla cura dell’anziano sono state svolte da suor Angelina Preci. Questo progetto finalizzato all’integrazione reale di donne straniere nel tessuto sociale siracusano ha decisamente raggiunto gli obiettivi prefissati, dal momento che alcune ragazze – dice sr. Angelina – sono state già inserite in contesti familiari per l’assistenza domiciliare agli anziani, mentre per altre sono in corso di definizione proposte lavorative.

Il corso si è sviluppato con l’intento di far incontrare in modo proficuo domanda e offerta di lavoro, in un settore, quello dell’assistenza all’anziano, estremamente delicato perché si tratta di affidare “i nostri anziani a persone estranee, le quali talvolta diventano persino custodi della vita di questa categoria fragile. Da un lato, dunque, si è constatata la pressante richiesta da parte delle famiglie di figure professionali affidabili, cui delegare il compito di ‘accompagnare’ i propri congiunti anziani e dall’altro lato si è individuata un’opportunità concreta di lavoro per le donne straniere, altrimenti costrette a subire la logica assistenzialista della prima fase di gestione del fenomeno migratorio”. Ognuno dei professionisti coinvolti ha cercato, quindi, di trasmettere un adeguato know-how alle ragazze che consentisse loro di conoscere le basilari regole di pronto soccorso, le norme di buon comportamento in casa dell’anziano e all’esterno (dal medico generico, in farmacia, alla Asl, al supermercato), di comprendere che lo Stato italiano, per cultura e tradizione, è uno Stato d’accoglienza e riconosce costituzionalmente lo status di straniero, ma che a pari diritti corrispondono altrettanti doveri. Dal punto di vista operativo, poi, le ragazze hanno svolto delle sessioni pratiche presso case di riposo per anziani, mettendo così a frutto sul campo quanto imparato in teoria.

Al termine dell’esperienza i responsabili del progetto hanno redatto delle schede descrittive delle peculiari caratteristiche di ogni allieva, così da costituire un data-base per rispondere alle richieste del mercato del lavoro in maniera solerte ed oculata. Si è trattato “certamente di un’iniziativa pilota da reiterare, quale apprezzabile esempio di accoglienza ed integrazione delle donne migranti”, conclude la religiosa.

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