Card. Bassetti:  la crisi del Mediterraneo è “la crisi dei migranti che si consuma nel silenzio assordante delle acque del mare”

13 Gennaio 2020 – Roma –  “La crisi del Mediterraneo è poi la crisi dei migranti che si consuma nel silenzio assordante delle acque del mare”. Così il card. Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Cei, ha definito una delle crisi in atto nel Mediterraneo, che faranno da sfondo all’incontro convocato dalla Cei a Bari dal 19 al 23 febbraio. “Anche se diminuiscono le morti in mare, il rischio delle traversate rimane altissimo”, ha fatto notare il cardinale nell’incontro preparatorio all’evento svoltosi a Campobasso nei giorni scorsi: “Nel 2019 i migranti, arrivati in Europa via mare, sono stati più di 110mila e per il sesto anno consecutivo la cifra supera quota centomila. I migranti morti ufficialmente, ma il conteggio rischia di essere ben più alto, è di 1.283. Questa crisi migratoria diventa poi una crisi dei diritti umani: in particolar modo, nei campi e nelle prigioni, in Libia, nei campi profughi di Turchia, nelle isole greche come Lesbo. Anche per questo la situazione migratoria non può essere letta solo alla luce della mancanza di sviluppo e della instabilità ma deve essere inserita, invece, in un processo epocale che va governato con carità e responsabilità. Un processo alla cui base si colloca la difesa dell’incalpestabile dignità della persona umana. Come cristiani non possiamo tacere quando una vita, foss’anche una sola vita, viene uccisa o rischia di essere cancellata”. “Senza dubbio, fra i Paesi del Mediterraneo le contraddizioni emergono con forza”, ha commentato il cardinale: “Perché in questa regione, oggi è ancora ben visibile la frontiera fra il mondo dell’opulenza e quello della miseria, tra quello dell’esclusione e quello dell’inclusione, tra i produttori e gli scarti”. I cristiani, in questo contesto, “possono essere un seme di profondo cambiamento delle prospettive storiche”: “Come cristiani che abitano con fiducia i cammini ecumenici siamo chiamati a contribuire a costruire l’unità nelle differenze e ad essere un vaccino contro ogni tentazione di scontro di civiltà o di utilizzo ideologico dell’identità religiosa per dividere o alzare muri”, la proposta del presidente della Cei.

 

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