La gioia di essere un’unica grande famiglia: la festa dei Popoli a Napoli con il card. Sepe

7 Gennaio 2020 – Napoli – “Gesù è venuto per abbattere i muri di separazione, per accogliere tutti senza fare differenze culturali e sociali, creando fraternità e comunicazione tra noi”. Con queste parole il card. Crescenzio Sepe, arcivescovo di Napoli, ha salutato le numerose rappresentanze delle varie comunità internazionali che vivono a Napoli e che in occasione della Solennità dell’ Epifania si sono ritrovate nel Duomo della città partenopea per celebrare e festeggiare insieme la festa dei Popoli promossa dall’Ufficio Migrantes diocesano. “Oggi tanti nostri amici che vivono a Napoli, come i magi, vengono da lontano. Anche loro arrivano da Africa, Asia, Europa e America latina e come Gesù, Giuseppe e Maria dovettero fuggire in Egitto per sottrarsi alla condanna a morte di Erode, questi nostri fratelli hanno lasciato i loro paesi per fuggire alla guerra”, ha detto il porporato.

Canti tradizionali, balli popolari e costumi tipici di vari Paesi, hanno riempito la Cattedrale, prendendo il posto di quel malessere che ancora oggi si percepisce in alcune persone quando si incontra un immigrato visto come uno ‘diverso’.

“L’integrazione oggi è il fulcro della società perché è alla base di ogni forma di convivenza civile”,  ha aggiunto don Luigi Castiello, officiale della Curia di Napoli e cappellano della delegazione Smom di Benevento, Ordine di Malta : “è importante che questa passi attraverso l’accoglienza con percorsi di formazione. Bisognerebbe creare più progetti  attraverso i quali i migranti possano inserirsi, perché se non hanno un percorso vanno allo sbando”.

Come si insegna l’integrazione ai bambini in età primaria? “Bisogna integrare le classi, con presenze miste, creando attività di incrocio culturale – aggiunge il sacerdote –  abituando i più piccoli a stare insieme partendo dal gioco. In questo modo i bambini vengono abituati ad accogliere l’altro senza alcun tipo di discriminazione. Solo così – dichiara don Castiello – si riesce ad evitare quel senso di paura e di diffidenza che si radica nei ragazzi dai primi anni dell’adolescenza perché purtroppo la persona che viene da lontano fa ancora paura”.

“Cari amici Napoli vi accoglie con il cuore aperto perché possiate impegnarvi nel rispetto della vostra dignità di persone, nell’esercizio dei vostri diritti e doveri – ha sottolineato con fermezza il cardinale -. L’accoglienza di chi viene da lontano e vive un disagio sociale, è un dovere di tutti ma soprattutto di noi cristiani perché Gesù stesso si è identificato con lo straniero ‘chi accoglie voi, accoglie me’. Purtroppo dobbiamo ammettere che ancora oggi permangono in alcuni ancora principi ideologici e forme di egoismo che tendono ad escludere dalla civile convivenza dell’integrazione nelle nostre comunità quanti ne vengono a far parte. Nonostante i tanti progressi che viviamo alcuni si comportano ancora da autentici provinciali, ripiegati solo sulla propria vita. Noi, diocesi di Napoli,  – conclude il card. Sepe –  come nella consuetudine millenaria, vogliamo aprire la nostra comunità e diventare sempre più come la grotta di Betlemme, accogliendo chi chiede di entrare. Questa festa rappresenta la cattolicità della Chiesa e chiediamo la protezione della Madonna per ricevere i doni della regalità e dell’attenzione verso i più bisognosi”.

Alla fine della celebrazione il cardinale ha consegnato a tutti i bambini, figli degli immigrati, tanti doni offerti dal Movimento Cristiano Lavoratori, dal Sovrano Militare Ordine di Malta e dall’Associazione Arti e Mestieri. Un gesto di amore profondo verso il prossimo che ha visto il sorriso di decine di bambini felici e gioiosi di poter scartare il proprio regalo, perché in fondo non c’è gioia più grande del donare amore. (Rossella Avella)

 

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